LORETA - Vokaalteoste eestikeelsete tõlgete andmebaas
Andmebaas sisaldab järgmisi teoseid: ooperid, oratooriumid, kantaadid, laulud ja liturgilised žanrid. Andmebaasi täiendatakse jätkuvalt uute teoste tõlgetega.

Tõlked pärinevad erinevatest allikatest ja on tehtud erineva eesmärgiga. Enamik tõlkeid ei ole mõeldud laulmiseks. EMTA raamatukogu ei ole tõlkeid sisuliselt toimetanud.

Andmebaasi koostajad on püüdnud saada ühendust kõikide tõlkijatega, kuid kahjuks pole see kõikidel juhtudel õnnestunud. Pretensioonide korral palume võtta ühendust tagasiside vormi kaudu.

Kõik andmebaasis toodud tõlked on mõeldud õppeotstarbeliseks kasutamiseks. Muudel juhtudel palume võtta ühendust tõlkijaga.

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La finta semplice
Lihtne teesklus (kavalus)
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Muusika autor Wolfgang Amadeus Mozart
Sõnade autor Marco Coltellini
Tõlge Malle Ruumet
Teose kataloogi- või oopusenumber: KV51=KV46a

ATTO PRIMO

Giardino con un viale d'alberi che si
stende alla pianura sopra d'una eminenza,
ove termina nella facciata d'un palazzino
da campagna.

SCENA PRIMA
Giacinta, Ninetta, Fracasso, Simone.

GIACINTA, FRACASSO, NINETTA, SIMONE:
Bella cosa è far l'amore!
Bello è assai degli anni il fiore!
Bella è più la libertà!

GIACINTA:
Ma un momento così bello
Forse più non tornerà.

FRACASSO:
Son soldato, e a far duello
Guai se alcun mi sforzerà.

NINETTA:
Bravo questo, e bravo quello,
Ma nessun me sposerà.

SIMONE:
La tua testa è un molinello
Questo sol temer mi fa.

GIACINTA:
Ritiriamoci, amici
Che temo esser sorpresa
Da' miei fratelli sì bizzarri e strani!

NINETTA:
Addio, Simone, e ci vedrem domani.

FRACASSO:
Ma cospetto di bacco!
Son pur due mesi adesso,
Che in casa vostra abbiam stanza e quartiere;
E tuttavia si teme
Se siam trovati due momenti insieme.

GIACINTA:
Sapete pur chi sono
i due fratelli miei?

NINETTA:
Sono due pazzi,
Due storni, due merlotti,
Due gran caricature.

FRACASSO:
Che importa a me? Sian pure;
Io li farò tremare. Alfin si tratta
Di farvi sposa mia.

SIMONE:
Si tratta alfine,
Che possa anch'io sposar questa ragazza.

GIACINTA:
Guai, se lo sa il maggiore, egli ne ammazza.

FRACASSO:
L'ammazzeremo lui.

SIMONE:
Li sforzeremo
A queste nozze entrambi.

NINETTA:
Oh, non fate gli strambi,
Che per far queste nozze
Non val bravura, e furberia ci vuole.

FRACASSO:
Come sarebbe a dir?

NINETTA:
Sarebbe a dir?
Che l'un de' miei padroni
Perché fu maltrattato
Da sua cognata un tempo, e l'altro poi
Per timore del primo, or son del pari
Nemici delle donne.

SIMONE:
Oh che somari!

FRACASSO:
Dunque, che vuoi tu fare?

NINETTA:
Vò farli innamorare.

FRACASSO:
Di chi?

SIMONE:
Di qualche vecchia
Che sappia far la bella?

NINETTA:
Non aspettate voi vostra sorella?

FRACASSO:
Arriverà a momenti.

NINETTA:
Fate, che parli meco
Più presto che potete;
Fate, che voglia anch'ella
Regolarsi a mio modo, e non temete,
Che noi ci sposerem quando volete.

FRACASSO
Quando non vuoi che questo,
Io farò tutto, e presto.
Olà, Simone, all'osteria vicina
Smontar dee mia sorella.
Ivi l'aspetta, va ad avvisar Ninetta
Subito che sia giunta, e sia tua cura,
Che le possa parlar senza paura.

SIMONE:
Benissimo, signore,
Ma quando avran parlato
Queste due volpi insieme
Io dubito di pioggia, e di tempesta;
E tutti ne diran; guarda la testa.

Troppa briga a prender moglie,
Troppa briga in verità.
Non è cosa da soldato,
Che la vuole a buon mercato
O di meno ancor ne fa.
Son le donne belle e buone,
Ma se tanto han da costar,
Per un sol mazzo di carte,
Per un fiasco di buon vino,
Per due pipe di tabacco,
Ve le do tutte in un sacco,
Né mi vo' più maritar.
(Parte.)

SCENA SECONDA
Ninetta, Fracasso e Giacinta.

NINETTA:
L'un de' patroni è alzato
Ché aperte già le sue finestre io veggio.

FRACASSO:
Ben, che sarà per questo?

NINETTA:
Oh niente, che a vostro grado
Restate voi, che a trappolarli io vado.
(Parte.)

FRACASSO:
Ninetta è scaltra assai.

GIACINTA:
Ma assai conosco i miei fratelli anch'io.

FRACASSO:
Ad un uomo par mio,
Che ad essi far potrebbe un brutto giuoco,
Per dir di no ci penseranno un poco.

GIACINTA:
Vel diran certamente.

FRACASSO:
Se mel diran, farne saprò vendette;
Saprò sposarvi a forza
Saprò condurvi altrove, e mi trattengo
Sol perché spero...

GIACINTA:
Oibò, signor, non vengo.

FRACASSO:
Così non farem nulla.
Troppo fredda voi siete,
Né sapete alla fin cosa volete.

GIACINTA:
So che vi voglio ben.

FRACASSO:
Del vostro bene
Che n'ho da far, se presto
Non arrivo a sposarvi, e vi perdete
In occhiate, e in sospiri,
Ché noi soldati non contiamo un fico?

GIACINTA:
Pian, che ci pensi un poco, e ve lo dico.

Marito io vorrei
Ma senza fatica.
Averlo, se comoda
Lasciarlo, se intrica;
Che aspetti degli anni,
Che sole le mani
Gli basti baciar!
In somma io desidero
Un uomo d'ingegno,
Ma fatto di legno,
Che dove lo metto,
Là sappia star.
(Parte.)

SCENA TERZA
Fracasso, poi Cassandro.

FRACASSO:
Oh, starem male insieme
Ch'ella è tutta di ghiaccio, io tutto fuoco,
Ma pure l'amo un poco
E se arrivo a sposarla a mio talento,
Non mi fo' più ammazzar per complimento.

CASSANDRO:
Non cal mondo altro che donne:

Ma sian belle, ma sia buone,
Non mi voglio infemminire,
Non mi vo' matrimoniar.
Servitore... sì signore,
Sua sorella... l'ho con ella,
Vada altrove ad abitar.

FRACASSO:
Con chi l'ha Don Cassandro?

CASSANDRO:
L'ho con i capitani,
Colle capitanesse sue sorelle,
Cogli alfier, coi sergenti,
Coi tamburi, e le trombe,
Coi cannoni, e le bombe,
Che or or vorran con vostra signoria
Il quartier generale in casa mia.

FRACASSO:
E forse già arrivata
La Baronessa mia sorella?

CASSANDRO:
Appunto.
Non fosse mai venuta!

FRACASSO:
L'avete voi veduta?

CASSANDRO:
Non la voglio veder: donne non voglio
In casa acquartierate.

FRACASSO:
A me lo dite? Andate
A dirlo a chi si aspetta.

CASSANDRO:
Spedirò in Transilvania una staffetta.

FRACASSO:
Dove son io, ci deve
Star mia sorella ancora
Che del pari v'onora.

CASSANDRO:
Oh, lo sappiamo;
Ma ci vuol convenienza,
Si domanda licenza
E purché non ci venga a civettare,
Vedremo... e penserem che s'ha da fare.

FRACASSO:
Ella sa le creanze
So il mio dovere anch'io; pria la vedete,
E poi deciderete.

CASSANDRO:
Eh, la vedremo;
Perché si dee cerimoniar la donna
Per la sua fratellevol fratellanza;
Del resto ho per usanza,
Vo' dir, che star costumo
Alla larga dal fumo.
Imperciocché quantunque
La militare sua baroneria
La vorrei persuasa,
Che mi può imbaronar tutta la casa.

FRACASSO:
Olà, mi meraviglio:
D'una sorella mia
Non si parla così.

CASSANDRO:
Di lei non parlo,
Cioè parlo di tutte, anzi pretendo
Non parlar di nissuna.

FRACASSO:
Che stil spropositato!
Io non v'intendo.

CASSANDRO:
M'intenderà Madama,
Conciossiaché di lei, in casa m'han detto,
Che parla e scrive ancor senza alfabeto.

FRACASSO:
Certo la troverete
Una buona ragazza.

CASSANDRO:
Oimè... sarà una pazza!
Tanto meglio: sì bene...
Vo' dir che mia cognata
Uno spirito avea da spiritata.

FRACASSO:
Della sorella mia
Non dovete già aver tale impressione.

CASSANDRO:
Ma - fo come Catone
Cioè fuggo i rumori.

FRACASSO:
Cosa temete voi? Che v'innamori?

CASSANDRO:
Io innamorarmi! Oh sfido
Lucrezia, Marco Antonio, e Catilina,
N'ho avute una dozzina,
Che volean migliorar questo colosso.
Ma non voglio: non posso!
Conciossiaché ho fissato
Verginello morir come son nato.

FRACASSO:
Ne ho veduti degli altri
Che facean colle donne i paladini,
E poi ci son caduti.

CASSANDRO:
I babbuini.

FRACASSO:
Ci cadrete, io scommetto
Presto, o tardi voi pure.

CASSANDRO:
Uh poveretto!

FRACASSO:
Non fate tanto il bravo.

CASSANDRO:
Sono in questo un Orlando...
Anzi... cioè... Con lui non mi baratto.

FRACASSO:
Orlando per le donne era un bel matto.
Guarda la donna in viso,
E non l'amar, se puoi;
Con un gentil sorriso,
Con quegli occhietti suoi
"Vieni", vi dice, "vieni,
Se per me piangi, e peni
Ch'io t'ho da consolar".
E siano pure infide,
Siano le donne ingrate:
Quando una guarda, e ride,
Vogliate o non vogliate,
Bisogna perdonar.
(Parte.)

CASSANDRO:
Eh! ben ben, ci vedremo, e sua sorella
Metterla voglio in tanta soggezione,
Che creda di parlar con Cicerone.
(Parte.)

SCENA QUARTA
Rosina, Ninetta, poi Polidoro.
Gabinetto nella casa di Cassandro.

ROSINA:
Colla bocca, e non col core,
Tutti sanno innamorar.
Ma chi vuol fede, ed amore
Da me venga ad imparar
Che si può senza rossore
Gradir tutti, e un solo amar.

NINETTA:
Sicché m'avete inteso?

ROSINA:
So cosa deggio fare.

NINETTA:
Fateli innamorare
Questi due sciocchi, e giacché l'un ne viene,
Cominciate da lui.

ROSINA:
Qual vien di loro?

NINETTA:
Viene Don Polidoro,
E con lui ci vuol poco
Che di sposarla ei tratta
Se vede con la scuffia anche una gatta.

ROSINA:
Zitto, ch'egli entra adesso.

POLIDORO
(dalla porta fa cenno a Ninetta che corre a lui):
Ehi?

NINETTA:
Signore.

POLIDORO:
E permesso?

NINETTA:
COSA?

POLIDORO:
Veder Madama.

ROSINA:
(correndogli ìncontro)
Favorisca, se il brama,
Complimenti non vo'; sempre padrone,
Ecco a baciar la mano
Ecco là da seder; voglio l'onore
Dell'amicizia vostra, e qui si viene
Si va, si resta a desinare, a cena,
Perché io non ho pretese,
E tratto cogli amici alla francese.


POLIDORO
(facendo cenno a Ninetta):
Ehi!

NINETTA:
Da me che volete?

POLIDORO:
Cosa rispondere?

NINETTA:
Non intendete,
Che non vuol cerimonie, e tutto è buono
Quel che vi viene in bocca?

POLIDORO:
Ho capito... Madama
Gran bell'abito avete!

ROSINA:
Eh, bagatelle
All'uso del paese.


POLIDORO:
Oh come belle
Quelle scarpine ancora!

ROSINA:
(Che sciocco!)

POLIDORO:
Ma signora, più delle scarpe vostre, io mi dichiaro,
Siete bella voi stessa.

NINETTA:
(Oh che somaro!)

ROSINA:
Tutta vostra bontà.

POLIDORO:
Voi mi piacete.

ROSINA:
Oh, troppo onor!

POLIDORO:
Volete
Prendermi per marito?

ROSINA:
Io non son degna d'una tanta fortuna.

POLIDORO:
Eh non importa.
Anch'io non voglio cerimonie, e basta
Che non lo sappia mio fratel: del resto
Vi sposo adesso qui.

ROSINA:
Ma... così presto?
Così arrivata in casa vostra appena,
E nel vostro paese?

POLIDORO:
Sì ben, come diceste, alla francese.

ROSINA:
Alla francese ancora,
Domanda un matrimonio i passi suoi.
S'ama da prima, e poi
Qualche visita almeno!
Qualche gentil biglietto!
Qualche bel regaletto!
In somma un uom di spirito qual siete,
In somiglianti impegni bisogno non avrà, che altri gli insegni.

POLIDORO:
Insegnatemi pure,
Ma la visita è fatta;
E il regalo farò senza fatica.
Quello che più m'intrica
É il biglietto, oh Madama,
Ché a scriver mai non m'insegnò la mamma.

NINETTA:
Eh non serve, signore;
Sarò io, se volete,
La vostra segretaria!

POLIDORO:
Ma nol dite a nessun.

NINETTA:
Nemmeno all'aria.

POLIDORO:
Così ci sposerem.

ROSINA:
Tempo e cervello!

POLIDORO:
Non basta un'ora?

NINETTA:
È qua vostro fratello.

POLIDORO
(vedendo arrivare Don Cassandro):
Oh poveretto me!

ROSINA:
Non dubitate:
Perché nulla sospetti,
Io me ne andrò finché con voi ragiona.

POLIDORO:
Se con voi mi ritrova, ei mi bastona.

ROSINA:
Siatemi voi costante;
Ché, per esservi amante,
Fin col fratello vostro
A me non mancheran mille ripieghi
E se m'ha da parlar, vo' che mi preghi.
(Parte.)

NINETTA:
Gran fortuna è la vostra;
Chi moglie tal non prende, è grosso e tondo,
Perché di queste ne son poche al mondo.
(Parte.)

SCENA QUINTA
Cassandro e detto.

POLIDORO:
Oh, la prendo da vero.

CASSANDRO:
Dovla Baronessa?

POLIDORO:
In qualche sito
Sarà sicuramente.

CASSANDRO:
Oh scimunito!
Voi mi fate vergogna;
E non aveste mai
Il coraggio, cioè la petulanza,
Di parlar seco lei?

POLIDORO:
Le ho già parlato.

CASSANDRO:
Ella v'avrà trovato
Un stolido rampollo - sì signore,
Della progenie nostra ingenerata
Di mascolini eroi.

POLIDORO:
Sinnamorata.

CASSANDRO:
Di voi?

POLIDORO:
Di me.

CASSANDRO:
Sarà una sciocca anch'ella.

POLIDORO:
Ve la mantengo, è bella.

CASSANDRO:
Bella, ma senza spirito;
Bella senza intelletto.

POLIDORO:
Ha uno spirito...
Da spirito folletto.

CASSANDRO:
Non è dunque per voi,
Amar non può un storno E statele lontan.

POLIDORO:
La notte, o il giorno?

CASSANDRO:
E giorno, e notte, e sempre
Seco lei non trescate.

POLIDORO:
Farò quel che voi fate.

CASSANDRO:
Io posso far che voglio.
Infra noi due
Cuna gran differenza.

POLIDORO:
Siamo però fratelli, in conclusione.

CASSANDRO:
Ma son io uom di garbo, e voi minchione.

POLIDORO:
Sarò per altro un uomo.

CASSANDRO:
E per questo?

POLIDORO:
La donna mi piace.
E d'una moglie ho anch'io bisogno.

CASSANDRO:
Da farne che, baggiano?

POLIDORO:
Quel che gli altri ne fanno.

CASSANDRO:
Voi donne?
Voi mogliera?
Oh che asinaccio!

POLIDORO:
Zitto, zitto, che taccio.

CASSANDRO:
Non lo dite più mai.

POLIDORO:
Farò senza parlar.

CASSANDRO:
Cosa farai?

POLIDORO:
Tutto quel che volete.

CASSANDRO:
Mai più parlar di donne.

POLIDORO:
Si signor.

CASSANDRO:
Non guardar per amore
Mai più la Baronessa...

POLIDORO:
Signor sì.

CASSANDRO:
E quando ella vi guarda
Cioè quando vi piace
Chiuder gli occhi, fuggir, farle dispetto.

POLIDORO:
Andrò a cacciarmi per paura in letto.
Cosa ha mai la donna indosso
Che mi piace tanto tanto?
Se la guardo, in lei m'incanto:
Se la tocco mi fo rosso;
E che caldo ella mi fa!
Il malanno che li porti,
Quei che sprezzan le consorti,
Carezzarla coccolarla,
Una moglie, poveretta.
Una moglie, benedetta,
Anche a me, per carità.
(Parte.)

SCENA SESTA
Cassandro e Rosina.

CASSANDRO:
Grand'uomo che son io,
Per non temere le donne! Ecco che viene
La Baronessa, e sfoderar bisogna
Tutta la mia eloquenza, onde ella veda
Dal mio cerimonial cerimoniante
Che lo spirito suo meco è spirante.

ROSINA
(ritirandosi spaventata):
Chi è qua? fratello... aiuto.

CASSANDRO:
Cosa avete veduto?
Cioè, di che temete?
Un galantuom son io.

ROSINA:
Un galantuomo?

CASSANDRO:
Al portamento, al viso,
All'abito leggiadro.
Chi, come e quale mi credeste?

ROSINA:
Un ladro.

CASSANDRO:
Per una qual voi siete
Spiritosa pulcella,
Questa è una debolezza.

ROSINA:
Io spiritosa...
O sì, signore, e come!

CASSANDRO:
(Non mi pare;
Mala vo' esaminare.)
(Fa portar delle sedie.)
Sediam qui, Baronessa
E discorriamla un poco.

ROSINA:
Sarìa meglio in cucina, appresso il fuoco.

CASSANDRO:
(Che stolida!) Volete
Che parliamo in francese?
In tedesco, in turchesco o in italiano?

ROSINA:
Come, che più vi piace.

CASSANDRO:
In verso o in prosa?

ROSINA:
Oibò, né l'un né l'altro.

CASSANDRO:
Come se ognun, che parla,
Cioè sempre favella il mondo intiero
O in prosa, o in versi?

ROSINA:
Io nol sapea da vero.

CASSANDRO:
Ma dunque che sa lei?

ROSINA:
So che tre e tre fan sei.

CASSANDRO:
Poter del mondo! Siete
Una gran dottoressa in aritmetica.
E non è già sì poco
Nell'età vostra; di quanti anni?

ROSINA:
Gli anni?

CASSANDRO:
Sì, signora Madama.

ROSINA:
Lasciate, che ci pensi.

CASSANDRO:
E così?

ROSINA:
Gli anni adesso
Son mille settecento
Sessantotto in punto.

CASSANDRO:
Oh che portento!

ROSINA:
Chi è questo signore?

CASSANDRO:
Non sapete che sia il portento, il prodigio
Da tutti conosciuto?

ROSINA:
Non ho l'onor d'averlo mai veduto.

CASSANDRO:
(Che innocente fanciulla!
Questa non fa paura.)
Ma nulla voi sapete?

ROSINA:
Oh, so un poco di tutto.

CASSANDRO:
Verbigrazia;
Voglio dir, per esempio?

ROSINA:
Sì signore.

CASSANDRO:
Cosa sapete voi?

ROSINA:
Far all'amore.

CASSANDRO:
L'avete fatto mai?

ROSINA:
Signor sì.

CASSANDRO:
E al giorno d'oggi
Lo fate?

ROSINA:
Sì signore.

CASSANDRO:
E lo vorrete far anche dappoi?

ROSINA:
Signor sì.

CASSANDRO:
Ma con chi?

ROSINA:
Bella! con voi.

CASSANDRO:
Con me? (M'accosto un poco,
Che questa è al caso mio.)

ROSINA:
(Povero allocco!)

CASSANDRO:
(Un muso da museo,
Una buona pulcella innocentina.
Eh, lascia far a noi.) Ehi! - Madama.

ROSINA:
Che volete?

CASSANDRO:
Accostatevi.

ROSINA
(s'accosta un poco):
Così?

CASSANDRO:
(la tira vicino affatto)
Così in buon'ora.

ROSINA:
Se volete, io vi vengo in braccio ancora.

CASSANDRO:
(Senz'altro è innamorata).
Ma dite in confidenza,
Voi faceste all'amore
Anche con mio fratello?

ROSINA:
Sì signore.

CASSANDRO:
E sposarvi vorrebbe?

ROSINA:
Signor sì.

CASSANDRO:
Onde, se io vi sposassi,
Rivale avrei la fratellanza in casa,
E dividendo il core
Mi fareste voi forse?

ROSINA:
Oh sì, signore.

CASSANDRO:
Poter del mondo! Io sfido
Tutta la quinta essenza feminesca
Ad esser più sincera:
Cioè più di costei sciocca e ciarliera.

ROSINA:
Ah!

CASSANDRO:
Cosa è quel sospiro?

ROSINA:
Quanto più vi rimiro,
Voi nemmen mi guardate.

CASSANDRO:
Anzi a forza d'occhiate
Vi assorbo e vi divoro.

ROSINA:
Una manina almeno.

CASSANDRO:
Ecco la mano.
(Quanto è mai compiacente!
E come mi vien caldo!)

ROSINA:
Quanto siete mai bello!

CASSANDRO:
Me l'han detto degli altri.

ROSINA:
Oh, questo anello!

CASSANDRO:
Mi costa mille scudi.

ROSINA:
Se mi voleste bene?

CASSANDRO:
Oh, son di fuoco.

ROSINA:
Mel dovreste donar!

CASSANDRO
(alzandosi in fretta):
Torno tra poco.

ROSINA:
Partite da chi v'ama?

CASSANDRO:
Sento là fuora che qualcun mi chiama.

ROSINA:
Lasciatemi l'anello
Che in vece vostra compagnia mi tenga.

CASSANDRO:
Sì bene, un'altra volta,
Cioè mai più, conciossiaché so io...
L'anello ha d'esser mio.

ROSINA:
Perché voi non mi amate.

CASSANDRO:
Oh mai... non dubitate;
Ma...

ROSINA:
Siete troppo avaro.

CASSANDRO:
Oh mai, me ne dichiaro;
Ma...

ROSINA:
Se non ho da voi
Questa memoria almen, presto mi scordo.

CASSANDRO:
A questa cantilena oggi son sordo.
Ella vuole ed io vorrei
Convenire non si può.
Quando son vicino a lei
Vale a dir: solus cum sola,
A un'occhiata, a una parola
Mi riscaldo, mi fo rosso:
Mi par ch'abbia il fuoco addosso
Sento il sangue in ogni vena,
Che ribolle e fa blo, blo.
Ma l'amor finisce poi
Colla borsa e coll'anello.
Ed il sangue già bel bello
Si rapprese, si gelò!
E son come un can barbone,
Fra la carne ed il bastone:
Vorrei stender lo zampino
E al baston più m'avvicino,
E abbaiando, mugolando
Piglio il porco e me ne vo'.
(Parte.)

SCENA SETTIMA
Fracasso, Ninetta e detta.

FRACASSO:
Eh ben, sorella mia?

ROSINA:
Siamo a buon segno
E in questo dì m'impegno
D'innamorarli tutti due del pari
Sino a farmi sposar.

FRACASSO:
Basta, ch'io sposi
Giacinta lor sorella.

NINETTA:
E ch'io sua damigella,
Abbia Simone per marito mio.

ROSINA:
Tutto va ben; ma vo' marito anch'io.

FRACASSO:
Sono sì pazzi entrambi
Ch'io non saprei qual sia per voi migliore.

NINETTA:
Il più sciocco è il minore:
Attaccatevi a lui
Che farete più presto;
Ed una moglie spiritosa e bella
Come l'han molte e molte,
Un marito ha d'aver buono tre volte.

FRACASSO:
No! che quell'altro almeno
Un uom non è di legno, e mia sorella
Di ridurlo a dovere è ben capace.

ROSINA:
Io sposerò quello che più mi piace.
Ma perché piaccia un uomo,
E perché amor non sia di noi tiranno
Cosa si debba far, tutte non sanno.
Senti l'eco, ove t'aggiri,
Sussurrar tra fiori e fronde
Ma se gridi o se sospiri,
Quello sol l'eco risponde
Che ti sente a ragionar.
Così far dovrebbe ancora
Cogli amanti, e questa e quella:
Voler bene a chi l'adora,
Corbellar chi ne corbella
Non dar niente a chi non dona,
Ché l'usanza è bella e buona
Di far quel che gli altri fanno
E in amor non può fallar.
(Parte.)

SCENA OTTAVA
Polidoro, e detti.

POLIDORO:
Ninetta.

NINETTA:
Che volete?

POLIDORO:
Digli a colui, che vada,
Perché t'ho da parlar da solo a sola.

FRACASSO:
Dovla convenienza?
Quivi alla mia presenza
Non si parla in secreto?

POLIDORO:
Andate via
Che ho un non so che da dirle.

FRACASSO:
A mia sorella
Porto rispetto adesso, e alla sua stanza:
Ma noi v'insegneremo la creanza.
(Parte.)

NINETTA:
Voi l'avete irritato.

POLIDORO:
Eh - non importa.

NINETTA:
E se vi bastonasse?

POLIDORO:
Eh, prenderemo
Le bastonate ancora
Per quella, che m'adora; e preme adesso
Quel biglietto, che sai.

NINETTA:
L'ho preparato;
Eccolo sigillato!
Di tenerezze è pieno,
E basta ritrovar chi a lei lo dia
Perché io non sarei buona.

POLIDORO:
Glielo darò in persona.

NINETTA:
Oh bravo da vero!
La moda è nuova affatto;
Mala migliore è poi
Far tutti da sua posta i fatti suoi.

NINETTA:
Chi mi vuol bene
Presto mel dica,
Che per capire
Non vo' fatica,
Né intisichire
Per civiltà.
Tutti i biglietti
Io ve li dono:
Sono seccaggini
Son melensaggini,
E alla più presta,
Da testa a testa,
Tutto si fa.
(Parte.)

SCENA NONA
Polidoro, poi Rosina, Ninetta, Fracasso,
poi Cassandro, Giacinta e Simone.

POLIDORO:
Adesso è fatto tutto,
Questo è il biglietto, che da me pretende
L'innamorata mia,
Anche il regalo è pronto,
Onde faccio il mio conto,
Che nissun me la toglie,
E saremo così marito e moglie.
Ecco che viene appunto. Allegramente
Che solo qui mi trova;
E se ancor qui venisse mio fratello,
In sua presenza aver dovrà cervello

ROSINA:
Dove avete la creanza?
Mio fratello e la mia stanza
Sempre s'ha da rispettar.

FRACASSO:
Cospettaccio, cospettone!
Vo' da voi soddisfazione,
O vi faccio bastonar.

POLIDORO:
Non so niente, poveretto.
Ncagion questo biglietto,
Ch'io le avea da presentar.

FRACASSO:
Un biglietto a mia sorella?

NINETTA:
La faceste ora più bella.

ROSINA e FRACASSO:
Non prendiam vostri biglietti,
Non sappiam di voi che far.

POLIDORO:
Me l'avete voi richiesto.

ROSINA e FRACASSO:
Per noi due che affronto è questo!

POLIDORO:
Ah Ninetta, che paura!

NINETTA
(lo fa inginocchiare):
In ginocchio a dirittura
E pregarli a perdonar.

FRACASSO:
Non perdono per sì poco.

NINETTA:
Lo scrissi io, così per giuoco.

ROSINA e FRACASSO:
Compatiam la debolezza,
E per fargli una finezza
S'ha il biglietto da accettar.

CASSANDRO:
Bravo, fratello!
Brava, Madama!
Così in ginocchio
Cosa si fa?

POLIDORO:
Ora sto fresco!
(a Fracasso):
Caro Tedesco,
Voi difendetemi per carità.

CASSANDRO:
Anche biglietti,
Mia Signorina,
Quel mamalucco
Scriver vi sa?

ROSINA:
Oibò, signore,
Questo biglietto
Pieno d'amore
È per voi scritto
In verità!

CASSANDRO:
Scritto l'avete
Per me, carina?

NINETTA:
Brava davvero!

FRACASSO:
Povero allocco!

CASSANDRO:
Leggiamo un poco:
Datelo qua.
(Prende il biglietto, e si ritira a leggerlo.)

POLIDORO
(a Rosina):
Finché il fratel non guarda,
Prendete il regaletto,
Che voi m'avete detto,
Per farmi poi sposar.
(Le porge una borsa.)

ROSINA
(prende con dispetto):
A me si dan danari?

NINETTA:
Che diavolo faceste?

ROSINA e FRACASSO:
Per bacco! i nostri pari
Non l'han da sopportar.

CASSANDRO:
Che fassi in quel cantone?
Fratello mio buffone,
A lei non t'accostar.

ROSINA:
Povero Polidoro!
Che questa borsa d'oro
Mi dà, se il voglio amar.

CASSANDRO:
Che pezzo d'asinaccio!
Di queste io non ne faccio,
Né sono con le donne
Si facile a cascar.

ROSINA
(a Cassandro):
Se mi volete bene
Quest'oro voi serbate,
E quell'anel mi date
Per farlo disperar.

CASSANDRO:
L'anel?

ROSINA:
Per un pochetto.

CASSANDRO:
L'anel?

ROSINA:
Vel rendo subito.

CASSANDRO:
Da vero, che ne dubito;
Ma in grazia del biglietto
Che con tal gusto ho letto
Vi voglio contentar.
(Le dà l'anello.)

SIMONE:
Presto, Madama,
Che uno vi chiama,
E vi vorrebbe
Complimentar.
(Parte.)

ROSINA
(volendo partire):
Subito... addio.

CASSANDRO
(la trattiene):
L'anello mio!

FRACASSO:
Corpo del diavolo!
Non vuol mangiarvelo.

NINETTA:
Non vuol scappar.

SIMONE:
Presto, signora!
Che cdi fuora
Chi vi desidera
Seco a pranzar.

ROSINA
(come sopra):
Andiam, fratello!

CASSANDRO
(come sopra):
Prima il mio anello!

FRACASSO e ROSINA:
Poter del mondo!
De' pari nostri
S'ha da fidar.

CASSANDRO:
Senza che andiate
Con chi vi brama,
Fate, che resti
Quel che vi chiama,
Ch'io darò a tutti
Da desinar.

GIACINTA E NINETTA:
Bravo, bravissimo!

FRACASSO:
Così va fatto.

POLIDORO e SIMONE:
Questcervello!

CASSANDRO:
Così l'anello
Non sparirà!

TUTTI:
Dunque a pranzo in compagnia,
E tra il vino e l'allegria
Che si balli, e che si canti,
Tutti amici, tutti amanti.
Viva amore e la beltà!


ATTO SECONDO

SCENA PRIMA
Ninetta e Simone.
Loggia nella casa di Cassandro.

NINETTA:
Sono i padroni miei
A pranzo ancor, né si alzeran sì presto.

SIMONE:
Un disordine è questo.

NINETTA:
Perché, Simone mio?

SIMONE:
Perché mi sento una gran fame anch'io.

NINETTA:
Da qui una mezza oretta
Pranzeremo noi pure; e godi intanto,
Se del mio amor ti preme,
Che star possiam liberamente insieme.

SIMONE:
L'amore è bello e buono!
Ma per far all'amor sempre ctempo.
E senza molto esame,
Più sano è di mangiar, quando s'ha fame.

NINETTA
Sei ben poco galante.

SIMONE:
Ma che vuoi d'un amante?

NINETTA:
Voglio, che per star meco,
Sin di mangiar si scordi,
Di bere e di dormir, senza fatica.

SIMONE:
Questo è amare all'antica,
E vogliam noi soldati
Sol bocconi rubati.

NINETTA:
Onde?

SIMONE:
Se vuoi
Amor da me, chiamami a pranzo, e cena,
Che amando a pancia piena
Tutto va bene il resto,
E tra noi due c'intenderem più presto.

NINETTA:
Per me dunque non sei.

SIMONE:
Perché?

NINETTA:
Perch' io vorrei
Un marito capace
Da lasciarsi trattar come mi piace.
Un marito, donne care,
Ci bisogna ritrovare,
Che non mangi, che non beva,
Che da noi tutto riceva,
Che a noi lasci comandar.
Se così non si ritrova,
né si può farne di meno,
Far con esso un patto almeno
Ch'egli mangi quando ha fame,
Ch'egli beva quando ha sete,
Ma ne lasci sole e chete
Far noi pur quel che ne par.
(Parte.)

SCENA SECONDA
Simone e Giacinta.

SIMONE:
Eh, quando sia mia sposa,
La ridurrò con un bastone.

GIACINTA:
Per carità, Simone!

SIMONE:
Che c'è, signora mia?

GIACINTA:
Se non hai tu giudizio,
Qui nasce un precipizio.

SIMONE:
Perché?

GIACINTA:
Il tuo capitano
E il maggior fratel mio, caldi dal vino,
Son venuti a parole.

SIMONE:
Oh, poco male.

GIACINTA:
Ma l'un troppo è bestiale,
L'altro, mezzo ubriaco,
Non sa che dica, e di parlar non resta.

SIMONE:
Lasciate, che si rompano la testa.

GIACINTA:
E poi: se non fan pace,
N'andrò di mezzo io sola.

SIMONE:
Basta a pacificarli una parola.

GIACINTA:
Ma intanto il tuo padrone
Vuole soddisfazione.

SIMONE:
E ci vuol tanto?

GIACINTA:
Si tratta alfine della vita.

SIMONE:
Ebbene?

GIACINTA:
Non è già mio fratello uomo di guerra.

SIMONE:
Un poltrone di men sopra la terra.

GIACINTA:
Ah, prega il capitano,
Pregalo in nome mio, giacché non posso
In persona pregarlo.

SIMONE:
L'aiuterò piuttosto a bastonarlo.
Con certe persone
Vuol essere bastone:
E sia benedetta
La bella ricetta,
Che tutte le donne
Dovrian adoprar.
Bastone, Madama,
Con chi non vi ama,
Con chi fa il geloso,
Con chi non vuol spendere,
Ed osa pretendere
Di farvi cascar.
(Parte.)

SCENA TERZA
Giacinta e Polidoro.

GIACINTA:
Non mi marito più, se al capitano
Col mio maggior fratello
Oggi nasce un duello...
Ecco il minore:
Raccomandiamci a lui.

POLIDORO:
Quanto romore!

GIACINTA:
Perché?

POLIDORO:
Per quell'anello.

GIACINTA:
Dovreste uno più bello
Darne alla Baronessa, onde ella renda
Al fratel nostro il suo; né più si gridi,
Né più d'un uomo onesto
La pazienza si irriti.

POLIDORO:
Altro che questo!
Le vo' donar di meglio.

GIACINTA:
Cosa le donerete?

POLIDORO:
Non dico; ché il direte
A tutta poi la casa.

GIACINTA:
Oh, vi prometto
Che in casa nol sapranno.

POLIDORO:
Vo' donarle un bel maschio
in capo all'anno.

GIACINTA:
Un maschio? oh, che sproposito!

POLIDORO:
Eh! voi siete fanciulla
E non sapete nulla.

GIACINTA:
So forse il mio bisogno...
Ma voi sposar?...

POLIDORO:
La Baronessa.

GIACINTA:
In sogno.

POLIDORO:
Vedrete ben tra poco.

GIACINTA:
Non vorrà Don Cassandro.

POLIDORO:
Basta bene
Ch'io voglia, e voglia anch'ella.

GIACINTA:
E se vi caccia via?

POLIDORO:
Anderemo a dormir sull'osteria.

GIACINTA:
Fareste a meraviglia;
Ma non farete nulla,
Perché la Baronessa
Non è donna per voi.

POLIDORO:
N'ho la promessa.

GIACINTA:
Di sposarvi?

POLIDORO:
Sicuro.

GIACINTA:
Quando è così, dovreste
Lasciar ch'io sposi il capitano ancora,
Che n'ha buona intenzione.

POLIDORO:
Io vi lascio sposare anche Simone.

GIACINTA:
E se il fratel non vuole,
A tutti la sua parte,
Ché siam tutti padroni.

POLIDORO:
Taglieremo la casa in due bocconi.

GIACINTA:
E andremo in Ungheria.

POLIDORO:
Ma un maschio tutte due farete in pria.

GIACINTA:
E perché aspettar tanto?

POLIDORO:
Oh! perché veda
Nostro fratel, che sempre mi strapazza,
Che più di lui son io buono di razza.

GIACINTA:
Ho inteso. Ma tutto
Sta che alle parole
Corrispondano i fatti.
Sebben son usi a indovinare i matti.
Se a maritarmi arrivo,
So ben che voglio far
Lo sposo a dirittura
Legato alla cintura
Io melo vo' portar.
Che mi stia sempre appresso,
Che mi carezzi anch'esso
Che impari anche a filar:
E che mi mostra a dito,
Chi son tutta marito,
Purché non me lo rubi,
Lo lascierò cantar.
(Parte.)

SCENA QUARTA.
Polidoro e Ninetta.

POLIDORO:
Quando avrò moglie anch'io
Esser vo' tutto moglie, e notte, e giorno:
Non vo' nissuno intorno.
E perché non la rubi ognun, che passa,
La terrò sotto chiave entro una cassa.

NINETTA:
Signor, la Baronessa
Vi cerca con premura.

POLIDORO:
Vorrà forse sposarmi a dirittura.

NINETTA:
Darvi ella vuol piuttosto
L'ultimo addio prima che parta.

POLIDORO:
E dove - Vuol andar ella?

NINETTA:
Ad alloggiare altrove.

POLIDORO:
Perché?

NINETTA:
Vostro fratello
Che a voi parli non vuole.

POLIDORO:
Dei fatti noi farem, più che parole.

NINETTA:
Per esempio?

POLIDORO:
Vien meco
Che l'andiamo a trovar; ma tu m'insegna,
Perché son nuovo affatto,
E un matrimonio non l'ho mai più fatto.
(Partono.)

SCENA QUINTA
Rosina, poi Polidoro e Ninetta.
Sala con sedie e lumi, essendo notte.

ROSINA:
Amoretti, che ascosi qui siete,
E volando d'intorno ferite.
Ah, vi prego, da me non venite:
Questo cor non venite a piagar.

POLIDORO:
Madama, è fatto tutto:
La visita, il biglietto.
L'amor; e il regaletto:
Onde possiam sposarci in verità:
E insegnatemi voi come si fa.

ROSINA:
Oh, ci vuol altro, amico.
Per un marito mio ch'ho da sposare.

POLIDORO:
E cosa ci vuol mai?

ROSINA:
Lo vo' provare.

POLIDORO:
In qual maniera?

ROSINA:
In tutte Le qualità più belle alla francese.

POLIDORO:
Questa m'arriva nuova;
Ma provatemi pur.

ROSINA:
Bene, alla prova.
Cantatemi un'arietta,
O francese, o toscana.

POLIDORO:
Un'aria? da scirocco o tramontana?

ROSINA:
Fatemi un menuetto.

POLIDORO:
Oh, non me ne diletto.

ROSINA:
Non sapete far nulla?

NINETTA:
E fate il cicisbeo?

ROSINA:
Vediam se almen sapete il galateo.

POLIDORO
(in atto di partire):
Questa prova m'imbroglia.

ROSINA:
Non si parte
Senza licenza mia.

POLIDORO
(siede):
Siedo qui dunque,
E non mi muovo più.

NINETTA:
Mai non si siede,
Quando la Dama è in piede.

POLIDORO:
Ora mi levo.
E dirlo anch'io volevo.

ROSINA:
Andate al diavolo
Che siete un villanaccio.

NINETTA:
Presto, da un'altra banda.

POLIDORO:
Perché?

NINETTA:
Si deve andar quando vi manda.

ROSINA:
Oh! quanta gente arriva
Per corteggiarmi adesso:
E lei, signor marito, si compiaccia...

POLIDORO:
Io gli vado a serrar la porta in faccia.

ROSINA:
Vo' veder questa ancora.

POLIDORO:
Ma, che ho da far, signora?

NINETTA
(gli mette un candeliero in mano):
Eccovi il candeliero
E cinque passi, o sei.
Si corre incontro a chi ne vien da lei.
(Parte. )

POLIDORO:
Vado subitamente;
Ohimè! primo che arriva
È appunto mio fratello.

ROSINA:
(Io cangio stile, e abbiate voi cervello.)

SCENA SESTA
Cassandro, e detti.

CASSANDRO
(camminando e masticando le
parole da mezzo ubriaco):
Ubriaco non son io:
Sono allegro un pochettino,
Ma lanello è sempre mio,
E lo posso dimandar.
Perché alfin, se parla il vino,
Quel chmio si lascia star.

ROSINA:
(L'ha coll'anello ancora
Ma gliela vo' far bella.)

CASSANDRO:
Eh ben, signora?
Ma con quel candeliero
Che fa quel marcantonio?

POLIDORO:
Fo lume al matrimonio.

CASSANDRO:
Io v'ho pur detto,
Che da lei non si viene.

ROSINA:
Egli è venuto
Sol per parlar con voi.

CASSANDRO:
Ignorante, che vuoi?

POLIDORO:
Dirvi per suo comando...
Che sono...

CASSANDRO:
Un animale.

POLIDORO:
No.. sono...

CASSANDRO:
Un carnovale,
Dalla prosapia mia degenerante.

POLIDORO:
Oh! me ne dite tante
Che non vo' più soffrirle. e voi mi date
Presto la parte mia,
Che vo' andar con Madama in Ungheria.

CASSANDRO:
A me? poter di Bacco!
Vedo che sei briaco...
Cioè, va via di qua, che ti perdono;
Ma se lo torni a dire, io ti bastono.

POLIDORO:
Baronessa mia sposa,
Difendetemi voi.

CASSANDRO:
Sposa?

ROSINA:
Sì bene!

CASSANDRO:
Ma non son io?

ROSINA:
Anche voi.

CASSANDRO:
Quanti mariti
Volete voi da nuovo?

ROSINA:
Ne vo', per non fallar, quanti ne trovo.

CASSANDRO:
Uh, stolida che siete!

ROSINA
(si mette a piangere in un cantone):
Io stolida!... guardate...
Che pianger... voi mi fate..
E a qualcun forse poi la pagherete,
Che me la lego al dito.

POLIDORO:
Se la farà pagar vostro marito.
(A Rosina)
Sposa cara, sposa bella,
Per pietà, deh non piangete:
(a Cassandro)
E se voi bevuto avete
Poveretto, andate in letto,
Né la state a molestar.
(Cassandro venendogli addosso bruttamente.)
Piano, piano, ch'io burlavo;
State in là, che vi son schiavo.
Quanto a me, tutto vlecito:
Bastonatemi, accoppatemi,
Ma mia moglie, no signore,
Non l'avete da toccar.
(Parte.)

SCENA SETTIMA
Cassandro e Rosina.

CASSANDRO:
(L'ho fatta grossa assai,
Se da me si divide mio fratello;
E se, oltre dell'anello,
Perdo la sposa ancora.
Eh, non importa!
Tutto accordar si può con la mia testa:
E cominciam da capo.)
(Accostandosi a lei):
Mia signora Madama...

ROSINA
(volgendosi da un'altra parte):
Chi è di là, che mi chiama?

CASSANDRO:
Son io, da questa parte.

ROSINA:
Eh! vi scostate.
Che da vino puzzate.

CASSANDRO:
Ho poi bevuto
Sette, otto volte sole...
E vo' dir, che ubriaco esser non posso.

ROSINA:
Fatevi in là, che mi cadete addosso.

CASSANDRO
(prende una sedia):
Sediam, che sarà meglio.

ROSINA:
Si ben, ma in lontananza.

CASSANDRO
(mettendola in mezzo):
Quanto? così?

ROSINA:
Quanto è larga la stanza.

CASSANDRO
(sedendo sull'angolo della scena):
Qui non vi sento appena;
E anch'io gridar dovrò da spiritato.

ROSINA:
Più da vicin mi farà male il fiato.

CASSANDRO:
Dunque, come farem?

ROSINA:
Fate una cosa:
Accostatevi un poco,
E senza aprir la bocca,
Se volete parlar, meco parlate
Coi cenni solamente,
Ch'io ben v'intenderò.

CASSANDRO
(si accosta con la sedia):
Subitamente.
Ma badatemi bene,
Che un pantomimo son molto stupendo.

ROSINA:
Senza parlar fin le galline intendo.

CASSANDRO
(con gesti da pantomimo le domanda se lo ama...)

ROSINA:
(Me ne vo' prender spasso).
(...e poi risponde con cenni a capriccio,
che non significano niente...)

CASSANDRO:
(Che diavolo vuol dire?
Cioè non so capire.)
(...e poi le domanda co' cenni
se vuol essere sua moglie...)

ROSINA:
Moglie sì, ma padrona,
(...e poi con molti
cenni strambi, a capriccio...)

CASSANDRO:
(Non ne capisco un'acca,
e mi fa sonno questa conversazione.)
(...facendo de' cenni a piacimento suo,
si va addormentando...)

ROSINA:
(Ei s'addormenta,
E, senza che mi senta,
L'anello suo rimetterògli in dito,
E 'l farò comparire un scimunito).
(...Pian piano gli si accosta,
egli mette in dito l'anello.)
Ehi...
(lo scuote)
Dormite, signore?
È questo il vostro amore?

CASSANDRO:
Oh, mi sognavo appunto dell'anello.

ROSINA:
Di qual anel?

CASSANDRO:
Di quel che v'ho prestato.

ROSINA:
A me?

CASSANDRO:
Per due momenti.

ROSINA:
Quando?

CASSANDRO:
Questa mattina.

ROSINA:
Dove?

CASSANDRO:
Che innocentina!

ROSINA:
Un anello? - di che?

CASSANDRO:
D'un soprafino
Brillante americano.

ROSINA:
Eh, parla il vino.

CASSANDRO:
Ma il vino dice il vero.

ROSINA:
Dormite un altro poco,
Che ne avete bisogno,
E il vostro anel lo troverete in sogno.

CASSANDRO:
Non m'importa trovarlo
Cioè, so che l'avete;
E se mi sposerete, io ve lo dono.

ROSINA:
Una stolida io sono.

CASSANDRO:
Eh! l'ho detto per dir!

ROSINA:
Sono una ladra
Che vi rubò l'anello.

CASSANDRO:
Non parliamo di quello.

ROSINA:
E di cosa parlar?

CASSANDRO:
Ditemi almeno
Se amate più me stesso
Che ho spirito e ho talento, ed ho denari
O mio fratello?

ROSINA:
Tutti due del pari.
Ho sentito a dir da tutte
Le più belle e le più brutte,
Che un cor grande tanto fatto
D'un amante ad ogni patto
Non si deve contentar.
Quando sono cinque o sei,
Che ci fanno i cicisbei,
Se va uno l'altro viene,
S'un vuol mal, l'altro vuol bene;
Se uno è crudo, l'altro è cotto,
E fra tanti il più merlotto
Sempre alfine ha da cascar.
(Parte.)


SCENA OTTAVA.
Cassandro e Fracasso.

CASSANDRO:
Sciocca è la Baronessa,
E non è da stupir ch'ami uno sciocco
Qual è il fratello mio.
Stan bene insieme,
Ma non li voglio insieme accompagnati,
E pria di quel baggiano
Io tutto accorderò col capitano.

FRACASSO:
Di voi cercavo appunto.

CASSANDRO:
A tempo siete giunto.

FRACASSO:
Perché?

CASSANDRO:
Sentite un poco.
Io sono disposto
Di regalar piuttosto
Alla sorella vostra quell'anello...

FRACASSO:
Un affronto novello!
Corpo di satanasso,
Andatene a dormire,
Se avete voi bevuto!

CASSANDRO:
Ma l'anello l'ha avuto.

FRACASSO:
Che anello, ubriacone?
Come ve l'ha rapito,
Se voi l'avete in dito?

CASSANDRO
(guardasi in dito e lo vede):
In dito? oh bella!
Come, cioè, sì bene: onde è tornato
Da chi l'avea rubato?

FRACASSO:
Rubato mia sorella?
E si dice a un par mio?
Mano alla spada,
Che qui ne vo' soddisfazion sul fatto.

CASSANDRO:
Per così poco duellar? che matto!

FRACASSO:
Matto a me? matto a me!
Poter del mondo,
Non basta più la spada, e perché sia,
Più crudel la vendetta, e più funesta:
Una pistola è questa,
E mora un di noi due, ch'io vi disfido!

CASSANDRO:
Spada e pistola per morire! Io rido.

FRACASSO
(facendosi avanti con fierezza):
Io vi farò tremar.

CASSANDRO:
Piano un tantino;
Cioè non tanta furia.

FRACASSO:
Meno ciarle, e scegliete
La spada o la pistola, in conclusione.

CASSANDRO:
(Or or mi sfida a colpi di cannone.)

FRACASSO:
La finiamo, o v'ammazzo!

CASSANDRO:
Morir così per passatempo! un pazzo.

FRACASSO:
Voi siete un bel poltrone.

CASSANDRO:
Io? ho un cor da leone,
Da tigre, da elefante...
E voi venite avante,
Che la vedrem.

FRACASSO:
Vengo, e non fo da giuoco:
(mette mano alla spada)
Difendetevi pure!

CASSANDRO:
A piano un poco.
(Si pongono alle due estremità della scena.)
Di là non vi movete,
Ch'io di qua non mi muovo,
E cominciamo!

FRACASSO:
All'armi.

CASSANDRO:
No! prendiamo
Prima da buoni amici
Due prese di tabacco.

FRACASSO:
Poltronaccio! per Bacco,
T'ammazzo in un momento.

CASSANDRO:
Aspettate, ch'io vengo al cimento.

CASSANDRO'.
Cospetton, cospettonaccio!
Mi credete un poltronaccio?
Fuori lama.

CASSANDRO e FRACASSO:
Eccomi qua!

CASSANDRO:
(Fremo, ohimè, dalla paura,
Ei m'infila addirittura.)

FRACASSO:
A che pensa?

CASSANDRO:
Aspetti un po';
Lei ha moglie?

FRACASSO:
No, signor.

CASSANDRO:
Figli?

FRACASSO:
No!

CASSANDRO:
Fratelli?

FRACASSO:
No !

CASSANDRO:
Ha parenti?

FRACASSO:
In quantità.

CASSANDRO:
Padron mio, quando è così,
Lei raffreni il suo furore,
Non vo' battermi.

FRACASSO:
Perché?

CASSANDRO:
La coscienza non consiglia,
Che una povera famiglia
Resti a piangere per me!

FRACASSO:
Scuse magre!
Eh, si difenda,
Questa al cor, questa alla testa.

CASSANDRO:
(Oh, che furia! oh, che tempesta!)
Piano un po', si fermi, attenda,
Disuguale è la battaglia,
Veda il sol, che m'abbarbaglia;
L'ho negli occhi, e il vento in faccia.

FRACASSO:
Cambiam posto. lo qua, lei là!

CASSANDRO:
Ma, la spada ell'ha più lunga,
Guardi un po'.

FRACASSO:
Lei se la prenda.

CASSANDRO:
(Che terribile faccenda!
Non vmodo di scappar).

FRACASSO:
Cosa fa?

CASSANDRO
(guardando nella scena):
No, non tirate!
Collo schioppo? oh tradimento!

FRACASSO:
Dove? - come?

CASSANDRO:
Là, guardate!
(Or m'arrivi, se potrà).

SCENA NONA
Rosina e detti.

ROSINA:
Dove andate, signore?

CASSANDRO:
Vo' a isfogar altrove
Il guerriero mio caldo, e vi ringrazi
Costui del vostro arrivo,
Che alle mie man l'ha tolto,
Altrimenti sarìa morto, e sepolto.
(Parte.)

SCENA DECIMA
Rosina e Fracasso.

ROSINA:
Siam quasi in porto adesso.

FRACASSO:
Quel ciarlone ha di me tanta paura,
Ch'io sposo addirittura
Sua sorella, Giacinta
E lascio poi, che dica.

ROSINA:
Anch'ei mi sposerà, senza fatica.
Ma ingelosirlo è d'uopo
Dell'altro fratel suo, Don Polidoro.

FRACASSO:
Sì ben! sparger fra loro
Discordie e gelosie, che l'uno, e l'altro
Per voi tutt'un lo stimo.

ROSINA:
No: più mi piace il primo,
E già d'amarlo io sento.
(Parte.)

FRACASSO:
L'altro si può sposar per complimento.



SCENA UNDICESIMA
Ninetta, Simone e detto.

FRACASSO:
Vieni a tempo, Simone.

SIMONE:
Che vuole il mio padrone?

FRACASSO:
Un colpo da soldato.
Hai tu coraggio
Di rapir nottetempo
E di condur altrove
L'innamorata - mia?

SIMONE:
La meno, se volete, in Tartaria.

NINETTA:
Piano un poco, signori,
Ch'esservi deggio anch'io: né sola io resto.

SIMONE:
Vieni tu ancor, così farem più presto.

NINETTA:
Soddisfarlo son buona;
Ma no, la mia padrona,
Che de' fratelli suoi troppo paventa,
Non vorrà mai fuggir.

FRACASSO:
Dille in mio nome,
Che fugga teco anch'ella,
Che teco venga, ove
Simon vi guidi,
E che di me si fidi.

NINETTA:
Oh, ci scommetto,
Che non faremo nulla.

FRACASSO:
Ama, o non ama?

NINETTA:
V'adora, ve lo giuro.

FRACASSO:
Quando è così, sono di lei sicuro.
In voi, belle, è leggiadria
Se talor pregar vi fate;
Il negare è cortesia
Se negando voi donate;
E quand'ama una fanciulla,
Non volendo mai far nulla,
Per amor tutto poi fa.
Fanciullette ritrosette,
Se per farvi a noi più care.
Voi vi fate assai pregare,
Fate bene in verità.
(Parte.)

SCENA DODICESIMA
Ninetta e Simone.

NINETTA:
Come anderà, Simone,
Questa faccenda adesso?

SIMONE:
Ho da pensarci io stesso;
E tu frattanto avvisa la padrona,
Che al primo cenno tuo pronta si tenga.

NINETTA:
Valle tu a dir, che venga
A parlar teco entro il giardino.
E poi C'intenderem tra noi,
Che per la casa adesso
Ctroppa gente in giro.

SIMONE:
Anzi qualcuno arriva, e mi ritiro.
(Parte.)

SCENA TREDICESIMA
Cassandro, Polidoro, Ninetta, Rosina,
Fracasso, Simone coll'ordine che sono
nominati.

CASSANDRO
(correndo con un bastone alla mano
dietro a Polidoro che fugge):
T'ho, detto, buffone,
Se parli con lei,
Che addosso un bastone
Ti vo' scavezzar.

POLIDORO:
Aiuto, soccorso!

NINETTA:
Che cane! che orso!

POLIDORO e NINETTA:
Fra moglie e marito
Che colpa a parlar?

CASSANDRO:
Tua moglie, baggiano?

POLIDORO:
Sì, bene, la voglio.

CASSANDRO
(minacciandolo):
Olà, meno orgoglio.

NI NETTA
(tenendolo):
Lasciatelo star.

POLIDORO:
M'accoppi, - m'ammazzi,
Ma vo^ la mia parte.

CASSANDRO:
La parte dei pazzi
È Farli legar.

POLIDORO:
Qua subito il mio.

CASSANDRO:
Il primo son io.

POLIDORO:
Giustizia, giustizia.

NINETTA:
Che questo è rubar.

ROSINA:
Che sussurro, che bordello!

POLIDORO:
Mi bastona mio fratello.

CASSANDRO:
Costui vuol farsi accoppar.

ROSINA:
Mio marito! mio cognato!
Gelo, tremo, perdo... il fiato.
Da seder, che mi vien male:
Compassione e carità.
(Siede svenuta dalla paura.)

CASSANDRO:
Tanto amate un animale?

NINETTA:
Acqua fresca, mio signore.

POLIDORO:
Meglio è l'acqua di melissa.

CASSANDRO:
Eh, non serve acqua d'odore,
Ch'io son bello come un fiore;
Presso a me rinvenirà.

POLIDORO e NINETTA:
Alla larga da madama.

ROSINA
(rinvenendo):
Sposo bello, chi mi chiama?

CASSANDRO:
Son io, cara.

POLIDORO:
No, son io.

ROSINA
(dopo averli guardati con stupore vuol parlare):
Buona notte a tutti, addio.

POLIDORO:
Oh, fermate! Ah trattenetemi,
Che non so quel che farò.

ROSINA
(in atto di partire):
Bastonatevi, ammazzatevi
Che a guarirvi io tornerò.

FRACASSO:
Alto, Madama.
Dove ne andate?
Da chi scappare
Fuori di qua?

ROSINA:
Corro a salvarmi.
Da questi pazzi,
Pria che si ammazzino
Per amorosa rivalità.

FRACASSO:
Altro che amore
Per questi avari!
La lor sorella
Coi lor denari
Via se ne andò.

POLIDORO: e CASSANDRO:
Nostra sorella!
Coi soldi miei!

NINETTA:
Or la fo' bella,
E dietro a lei
Anch'io men vo.
(Parte.)

POLIDORO:
Sciocco fratello
Fa' adesso il bello.

CASSANDRO:
Fratello allocco
Sposati un poco.

POLIDORO e CASSANDRO:
Senza denari,
Senza sorella,
Senza una sposa,
Casa farò?

FRACASSO:
Datela in moglie
A chi la trova,
Ch'io, caschi il mondo,
La troverò.

POLIDORO e CASSANDRO:
Ben volentieri.
Presto correte,
E in dote avrete
Quel che rubò.

SIMONE
(entra):
Miei signori, oh che gran caso!
E fuggita anche Ninetta;
E rubato ha la furbetta
Quanto a voi potea rubar!

POLIDORO e CASSANDRO:
Gran disgrazie in un momento!
Noi meschini e disperati!
Voi che siete due soldati,
Voi ci avete ad aiutar.

ROSINA:
Maritar la cameriera
A colui che la ritrova,
E vi do la bella nuova,
Che Simon la troverà.

CASSANDRO:
Quanta voglia di marito
Hanno mai tutte costoro!

POLIDORO:
Anch'io l'ho meglio di loro,
E mia moglie è questa qua.

FRACASSO: e CASSANDRO:
Tutti insieme è troppo presto:
Rimediar in prima al resto,
Ch'ella poi deciderà.

ROSINA:
Nel mio cor ho già deciso,
Ma il mio cor nessun lo sa.

FRACASSO: e CASSANDRO:
Quel che arriva all'improvviso,
Più piacer nel mondo dà.

TUTTI:
Venga prestissimo,
Venga quel giorno,
Che tutto intorno
Giubilerà.
Quel dì lietissimo,
Che sposi e spose
Di gigli e rose
Amore e Venere
Coronerà.


ATTO TERZO

SCENA PRIMA
Simone e Ninetta. Strada di campagna.

SIMONE:
Vieni, vieni, oh mia Ninetta,
Che ho gran fretta di sposar.
L'han giurato, l'han promesso,
Son soldato, e non è adesso
Troppo il tempo di tremar.

NINETTA:
Io non ho gran paura;
Ma per regola mia saper vorrei
Che v'han promesso al fin.

SIMONE:
Che ambe sareste
Spose di chi vi trova,
E a casa lor vi riconduca.

NINETTA:
Andiamo
Quandcosì. Io poi di que' scimuniti
Non son mica la schiava, e a mio talento
Posso di me disporre;
E se uno di loro
O mi sgrida, o mi tocca,
Dirò... dirò, quel che mi viene in bocca.
Sono in amore,
Voglio marito,
Se fosse il primo
Che passerà:
Guai chi mi stuzzica
O mi maltratta:
Gli salto agli occhi
Come una gatta
E l'unghie adopero
Con tanto sdegno
Che forse il segno
Gli resterà.
(Ninetta e Simone partono.)

SCENA SECONDA
Giacinta e Fracasso.

GIACINTA:
Che scompiglio, che flagello,
Se mi vede mio fratello
Ah mi scanna addirittura,
No, per me non vpietà.
Tremo tutta di paura,
Non mi reggo, non ho fiato,
Sento il sangue chgelato,
Sento l'alma che sen va.

FRACASSO:
Che smorfie, che paura! or non è tempo
Di celarsi o fuggir.
Col vostro sposo
A casa ritornate.

GIACINTA:
Mi tremano le gambe.

FRACASSO:
Eh, non temete!

GIACINTA:
Io non ho il suo coraggio.

FRACASSO:
Avete l'amor mio, che vi difende.

GIACINTA:
Ma se moglie non prende
Il mio maggior fratello,
Non vorrà mai che vostra sposa io sia.

FRACASSO:
Perché voler nol deve?
Quando a me l'ha promesso,
Quando sposi egli stesso
La Baronessa mia sorella?

GIACINTA:
Oh, questo
Sì facile nol credo,
Perché Don Polidoro
Ha di sposarla anch'ei le sue pretese,
E tra le lor contese, io son sicura,
Che di mezzo ne andrò.

FRACASSO:
Che seccatura!
Sian pur sciocchi, e bestiali
Due fratelli rivali,
Che mia sorella il gran secreto
ha in mano di metterli d'accordo.

GIACINTA:
E quale?

FRACASSO:
Andate
A domandarlo a lei, ch'io delle donne
Tutti non so i rigiri, e sol mnoto,
Che ogni femmina accorta,
Piucché con la bellezza,
Coll'arte sua innamora,
E sa obbligar co' suoi rifiuti ancora.
Nelle guerre d'amore
Non val sempre il valore:
Qualche geloso affanno,
Qualche innocente inganno
Più giova a trionfar.
Chi stanca ed affatica
La bella sua nemica,
Senza che mai l'assaglia,
Sul campo di battaglia
L'arriva a imprigionar.
(Partono.)

SCENA TERZA
Cassandro e Rosina.

CASSANDRO:
E così, Baronessa?

ROSINA:
Umilissima serva.

CASSANDRO:
E la promessa?

ROSINA:
Che promessa, signore?

CASSANDRO:
Non ve ne ricordate?

ROSINA:
Oh! sto male a memoria!

CASSANDRO:
Eh! già lo vedo
Ma mia sorella, e seco lei Ninetta
Ch'hanno avuto il coraggio
Di scappar via...

ROSINA:
Scappar via? Buon viaggio!

CASSANDRO:
Non prometteste voi,
Che sarìan ritornate?

ROSINA:
Oh! quand'è, che tornaro, e son sposate!

CASSANDRO:
Sposate?

ROSINA:
Sì signore.

CASSANDRO:
Da chi?

ROSINA:
Da chi trovolle.

CASSANDRO:
Sarà il fratello vostro,
E Simone con lui, se non m'inganno.

ROSINA:
Dimandatelo a lor, che lo sapranno.

CASSANDRO:
Siete una scioccarella.

ROSINA:
Ma per altro son bella.

CASSANDRO:
Oh, se non foste tale,
L'amor matrimoniale
Non vi unirebbe a me, come desìo.

ROSINA:
Tutto poi sta, che così voglia anch'io.

CASSANDRO:
Non decideste àncora?

ROSINA:
Sì, signore,
Quand'è, che ho già deciso!

CASSANDRO:
Sicché, cara, carina,
Tra di me e mio fratello
Chi volete sposar?

ROSINA:
Voglio il più bello.

CASSANDRO:
Lo son'io ad ogni patto.

ROSINA:
E se volessi
Per esempio, il più pazzo?

CASSANDRO:
Non son più quello, e cedo un tanto onore
A1 fratel mio minore.

ROSINA:
Dunque a lui mi cedete?

CASSANDRO:
Dunque di lui vi preme?

ROSINA:
Io tutti due vorrei sposarvi insieme.

CASSANDRO:
Diavolo, cosa dite?

ROSINA:
Perché non mi capite,
Ma so ben'io, che dir vorrei.

CASSANDRO:
Vorreste
Due mariti ad un tratto?

ROSINA:
Oibò! vorrei,
Che credo sia tutt'uno,
Una sposa per uno; ma vedete;
Eccolo che s'avanza a lento passo.
Celatevi, e tacete,
Che vo' seco pigliarmi un po' di spasso.
(Cassandro si ritira in disparte.)

SCENA QUARTA
Polidoro e Rosina.

POLIDORO:
Eh ben, quando facciamo
Queste nozze, signora?

ROSINA:
Siete in istato voi?

POLIDORO:
Subito ancora.

ROSINA:
Tutti son pronti adunque
I necessari requisiti al nostro
Matrimonio imminente?

POLIDORO:
Per me non manca niente,
V'ho per un giorno intiero amoreggiata,
V'ho di più regalata,
Quanto in somma voleste, e ho fatto tutto,
E più non ho pazienza.

ROSINA:
Dal fratel vostro avete voi licenza?

POLIDORO:
Di che?

ROSINA:
Di prender moglie.

POLIDORO:
Questa ancora ci vuol?

ROSINA:
Sicuramente.

POLIDORO:
Perché?

ROSINA:
Perché dipende
Da' suoi maggiori in questo
Ogni onesta persona.

POLIDORO:
Oh, se in questo io dipendo, ei mi bastona.

ROSINA:
Ma non diceste voi
Di voler dal fratello esser diviso,
E aver la parte vostra?

POLIDORO:
Oh! gliel'ho detto,
Ma il fratel mio m'ha letto
Del padre nostro il testamento, e vuole,
Che tutto sia del primo.

ROSINA:
E come adunque
Volete prender moglie?

POLIDORO:
Come fan tutti gl'altri.

ROSINA:
Han gli altri almeno
Da mantenerla.
Ma con voi la moglie
Che mangerà, se non avete un zero?

POLIDORO:
Farò anch'io per mangiar qualche mestiero.

ROSINA:
Bravo da ver! Or ora
Sarà una Baronessa,
Per questo bel visino
Moglie d'un legnaiuolo, o d'un facchino.

POLIDORO:
Ma... promesso m'avete.

ROSINA:
Ma... licenza chiedete.
Chiedete al fratel vostro
Da mantenervi con decoro il modo,
Ed io son qui per voi.

POLIDORO:
Da ver?

ROSINA:
Sul sodo.

POLIDORO:
Facciam dunque così.

ROSINA:
Come?

POLIDORO:
Parlate
A mio fratel voi stessa in vece mia,
E fate, che mi dia
Il modo, e la licenza
Di dar a voi la mano.

ROSINA:
Io tutto questo domandargli?
È vano!
Vorrà il vostro fratello
Ch'io sia piuttosto la sua sposa.

POLIDORO:
Eh, voi
Per lui solo inclinate.

ROSINA:
Per lui no.

POLIDORO:
Per chi dunque?

ROSINA:
Indovinate!
Se le pupille io giro
Amorosette e tenere,
Se rido, o se sospiro,
Il vostro cor che fa?

POLIDORO:
Il cor mi batte in seno,
E il figliolin di Venere,
"Spera", mi dice "almeno,
Che questo amor sarà".

ROSINA:
Anche la speme inganna
E se l'amor v'affanna,
Chi vi potrìa sanar?

POLIDORO:
Mi sanerà, carina
Questa gentil manina,
Che voi m'avete a dar.

ROSINA:
Non basterebbe il core?

POLIDORO:
No! chun furbetto amore,
E mi potrìa gabbar.

ROSINA e POLIDORO:
Alme belle innamorate,
Una man che voi baciate,
Vi può solo imprigionar.
(Mentre Polidoro va per prender la mano di Rosina
ella la dà a Cassandro,
che a poco a poco si va accostando.)

POLIDORO:
La mano accordatemi
Per pegno d'affetto.

ROSINA
(a Cassandro):
Sì caro, prendetela!

CASSANDRO:
La prendo, l'accetto.

ROSINA e CASSANDRO:
E il nodo, che al core
Ci strinse l'amore,
Non sciolga mai più.

POLIDORO:
Che inganno! che frode!
La rabbia mi rode,
No, non posso più.
Ma signor non è giustizia
Di levarmi il pan da bocca,
Oh che inganno, oh che malizia!
(piangendo):
La mia sposa, uh, uh, uh, uh!

ROSINA:
Voi lo Sposo?

CASSANDRO:
Tu marito?

ROSINA:
Con quel capo!

CASSANDRO:
Con quel muso?

ROSINA e CASSANDRO:
Questo è bello in verità.

POLIDORO:
Son stordito, son confuso!

ROSINA:
E impietrito.

CASSANDRO:
E inasinato.

ROSINA e CASSANDRO
(ridendo):
Oh che sposo, ah, ah, ah!

SCENA ULTIMA
Cassandro, Polidoro, Rosina, Ninetta,
Giacinta, Fracasso, Simone.

NINETTA, GIACINTA, FRACASSO, SIMONE
(dentro la scena):
Nozze, nozze, evviva, evviva,
Più ridente, più giuliva
Sorte al mondo non si dà.

CASSANDRO
(voltandosi verso la scena):
Cosa è stato?

POLIDORO:
Che sarà?

CASSANDRO:
Ninetta e Simone!

ROSINA:
Giacinta e Fracasso!

FRACASSO, GIACINTA, SIMONE, NINETTA
(entrando con allegria):
Si faccia tempore
In festa, ed in spasso.
Evviva!

CASSANDRO:
Alto là!

FRACASSO:
Che cosa pretendete?

SIMONE:
Faremo un macello!

CASSANDRO:
Sfacciata pettegola!

SIMONE:
Che dice?

FRACASSO:
Che intende?

NINETTA:
Padrone!

GIACINTA:
Fratello!

NINETTA:
Perdono!

GIACINTA:
Pietà!

ROSINA:
Oh zitto un po' là,
Non tanto rumore.

CASSANDRO:
Ma il grado..., ma il sesso...

FRACASSO e SIMONE:
Ma lei l'ha promesso.

CASSANDRO:
Ma no...

ROSINA:
Così sta.

GIACINTA:
Fu colpo d'amore,
Pentita già sono.
Fratello, perdono!

NINETTA:
Padrone, pietà!

ROSINA, FRACASSO, SIMONE:
Che serve, che giova
Gridar come un matto,
Già quello, chfatto
Disfar non potrà.

CASSANDRO:
Via! pace, perdono,
Scusabile è il caso.

ROSINA:
Se quella non sono,
Che gli ho persuaso.
Perdono a me pure
Cassandro darà.

POLIDORO e CASSANDRO:
Oh vedi la semplice,
La finta bontà!

POLIDORO:
Ci ho gusto, l'ho caro
Il ciucco, il somaro
Io sol non sarò.

CASSANDRO:
Ma questo è un inganno!

ROSINA:
Ma inganno innocente!

FRACASSO e SIMONE:
Non cpiù riparo,
La man gli donò.

ROSINA:
C'he pensa? che dice?
le piace? si pente?

TUTTI:
È inutile adesso
Di far più lamenti,
Già queste del sesso
Son l'arti innocenti,
E spirto e bellezza
Son gran qualità.


FINE

ESIMENE VAATUS

Aed alleega, mis suundub
laiuvast orust kõrgendiku suunas
ja lõpeb seal asuva uhke villa
fassaadi ees.

ESIMENE PILT
Giacinta, Ninetta, Fracasso, Simone.

GIACINTA, FRACASSO, NINETTA, SIMONE:
On armastus üks õnnis asi!
On kaunis elukevade õis!
Veel kaunim (aga) vabadus!

GIACINTA:
Kuid nii kaunis hetk
võibolla enam ei kordu.

FRACASSO:
Olen soldat ja häda sellele,
kes mind duellile kutsub.

NINETTA:
Üks mees on julge, teine vapper,
kuid mind ei kosi see ega teine.

SIMONE:
Su pea on nagu tatraveski,
vaid see teeb mulle muret.

GIACINTA:
Sõbrad, lähme majja,
Kardan, et mu veidrad vennad
võivad üllatada meid!

NINETTA:
Nägemist, Simon, homseni.

FRACASSO:
Pagan võtaks!
Juba kaks kuud peatume siin
teie majas;
ja ikka on teil hirm,
et meid nähakse üheskoos.

GIACINTA:
Kas teate, millised
on mu vennad?

NINETTA:
Kaks arulagedat,
peast pehmed ja sõgedad,
kaks ehtsat narri.

FRACASSO:
Mis minul sellest?
Las nad olla. Teen neile tuule alla.
Kaalub vaid see, et teist saaks mu kaasa.

SIMONE:
Lõpuks loeb ka see,
et mina saaksin teise neiuga abielluda.

GIACINTA:
Oh häda, kui vanem vend sest teada saab, lööb ta meid maha.

FRACASSO:
Meie ise lööme ta maha.

SIMONE:
Me ise sunnime teda
pulmadega nõustuma.

NINETTA:
Oh, ärge olge ogarad,
neid pulmi ei aita seada hulljulgus,
vaid kavalus.

FRACASSO:
Mida sa tahad sellega öelda?

NINETTA:
Mida tahan öelda?
Et mu isandad
on mõlemad naiste- vihkajad.
Vanemat venda kohtles kord halvasti ta vennanaine
ja noorem vend on lihtsalt argpüks,
kes kardab oma venda.

SIMONE:
On alles eeslid!

FRACASSO:
Niisiis, mis on sul plaanis?

NINETTA:
Tahan nad armuma panna.

FRACASSO:
Kellesse?

SIMONE:
Mõnda vanaeite,
kes oskaks end üles lüüa?

NINETTA:
Kas teie õde pole mitte saabumas?

FRACASSO:
Ta peaks varsti jõudma.

NINETTA:
Korraldage nii, et ta saaks minuga
rääkida niipea kui võimalik;
tehke nii, et ka tema
mõistaks minu plaani, küll te siis näete,
et abiellume kohe, kui soovite.

FRACASSO:
Kui see on kõik, mis sa soovid,
korraldan ma selle sedamaid.
Ahhoi, Simone, mu õde
peaks siin naabruses kõrtsis peatuma.
Oota teda seal ja niipea, kui ta on kohal,
kutsu Ninetta ja kanna selle eest hoolt,
et nad saaksid häirimatult rääkida.

SIMONE:
Suurepärane, isand.
Aga kui need kaks kavalpead
on rääkinud,
kardan ma sealtkandist välku ja pauku;
kõik ju teavad, et säärasel juhul hoia alt.

Naisevõtt on hirmus tüli,
ilmatu suur tüli, tõesti.
See pole soldati lobi,
kes ajab asju odavalt
või saab ka ilma läbi.
Naised on lahked ja kenad,
aga kui nende hind on kallis,
panen ma kõik nad punti
ühe kaardipaki eest,
hea veinilähkri eest,
kahe piibutobi eest,
ega tahagi enam abielluda.
(Lahkub.)

TEINE PILT
Ninetta, Fracasso ja Giacinta.

NINETTA:
Üks isandaist on ärganud
sest näen, ta aknad on valla.

FRACASSO:
Kena, aga mis siis nüüd saab?

NINETTA:
Ei midagi, teie jääte siia,
mina lähen püüan nad lõksu.
(Lahkub.)

FRACASSO:
Ninetta on väga taibukas.

GIACINTA:
Aga ma tunnen omi vendi piisavalt hästi.

FRACASSO:
Nad peaksid veidi mõtlema,
kui ütlevad ei minusugusele,
kes neil võiks naha üle kõrvade kiskuda.

GIACINTA:
Nad ütlevad sulle kindlasti ei.

FRACASSO:
Kui nad nii teevad, maksan neile kätte;
abielludes teiega omal tahtel.
Viin teid siit ära, aga hoian end vaos
vaid seetõttu, et loodan

GIACINTA:
Oh õudust, härra, ma ei tule.

FRACASSO:
Nii ei jõua me kuhugi.
Te olete liialt külm,
ega lõpuks tea isegi, mida tahate.

GIACINTA:
Tean, et armastan teid.

FRACASSO:
Mida teen teie tundega,
kui kohe abielluda ei saa,
ja teie närtsitate end murelike pilkude ja ohetega,
millest meiesugused soldatid
põrmugi ei hooli.

GIACINTA:
Ainult rahu, ma mõtlen veidi selle üle ja ütlen teile.

Sooviksin abikaasat,
kuid ilma tüli ja mureta.
Temaga olla, kui meeldib,
ta jätta siis, kui ta mind tüütab;
Las ta ootab aastaid,
ja on rahul
suudeldes ainult mu käsi!
Niisiis, ma ihkan
taibukat meest,
kes on siiski tahutud puust,
kes jääb sinna paigale,
kuhu olen ta pannud.
(Lahkub.)

KOLMAS PILT
Fracasso, hiljem Cassandro.

FRACASSO:
Oh, klapime nii halvasti
tema on üleni jää, aga mina nagu tuli,
kuid ometi armastan teda veidi
ja kui saan temaga abielluda oma plaani kohaselt
ei lase end enam viisakuse pärast narritada.

CASSANDRO:
Ilmas pole miskit huvitavamat peale naiste:

kuid nende tuhvli alla jääda ei soovi ma eal,
kui kaunid või kenad nad ka oleks,
ma ei taha võtta naist.
Teie teenistusesjah, härra,
teie õdema ei talu teda,
ta peaks elama kusagil mujal.

FRACASSO:
Keda te ei talu, Don Cassandro?

CASSANDRO:
Mulle on vastumeelt kaptenid,
nende õed kapteniprouad,
ja veel lipnikud, seersandid,
trummid ja trompetid,
kahurid ja pommid,
kes praegu teie voli kohaselt,
on teinud minu majast oma peakorteri.

FRACASSO:
Võibolla paruness, minu õde
on juba saabunud?

CASSANDRO:
Justament.
Et ta ealeski ei tuleks!

FRACASSO:
Kas olete teda näinud?

CASSANDRO:
Ma ei taha teda näha: ma ei taha,
et naised end mu majas sisse seaks.

FRACASSO:
Ja seda ütlete mulle?
Minge ja teavitage õiget isikut.

CASSANDRO:
Saadan Transilvaaniasse ratsakulleri.

FRACASSO:
Minu õde peab olema
koos minuga,
sest et teid austab ta samavõrra.

CASSANDRO:
Oh, seda me teame;
kuid kõik peab klappima,
kõik peab olema reglemendi järgi,
et ei oleks mingit koketeriid,
eks näevaatame, mida ette võtta.

FRACASSO:
Ta on korralik,
ja mina tunnen oma kohustusi;
esmalt teda vaadake, siis otsustage.

CASSANDRO:
Nojah, eks me siis teda vaata;
daami vastu peab olema viisakas
juba tema venna vennalikkuse tõttu;
muide, tahan öelda, et
mul on kombeks
hoida eemale tulest.
Tegelikult,
hoolimata tema militaarsest
paruniseisusest tahaksin teda siiski veenda
minu maja täielikult hõivata.

FRACASSO:
Tõesti, olen hämmingus:
minu õest
ei räägita nii.

CASSANDRO:
Ma ei räägi temast, see tähendab et
ma räägin kõigist naistest, tegelikult ma
väidan, et ma ei räägi mitte kellestki.

FRACASSO:
Mis siira-viira mõttekäigud!
Ma ei saa teist aru.

CASSANDRO:
Küll madaam saab minust aru,
kuigi, mulle on öeldud,
et ta ei tunne kirjatähti.

FRACASSO:
Te veendute kindlasti,
et ta on hea tüdruk.

CASSANDRO:
Oh heldus…äkki on ta peast sõge!
Parem veel: jah, tõesti
Tahan öelda, et mu vennanaise hing
on olnud kurjast vaimust vaevatud.

FRACASSO:
Minu õest ei peaks
te veel sellist pilti looma.

CASSANDRO:
Aga, toimin nagu Cato,
seega, ei hooli ma kuulujutust.

FRACASSO:
Mida te kardate? Temasse armuda?

CASSANDRO:
Mina ja armuda! Oh, ei usu ma
Lucreziat, Markus Antoniust ega Catilinat,
neid on olnud tosinajagu,
kes minusugust on tahtnud muuta.
Aga mina ei taha ega või!
Seda enam, et olen otsustanud
süütuna surra, nagu olen sündinud.

FRACASSO:
Olen teisigi näinud
naisi rajalt pühkimas,
ja lõpuks on nad relvad maha pannud.

CASSANDRO:
Viimased narrid.

FRACASSO:
Ma vean kihla,
et varem või hiljem alla annate ka teie.

CASSANDRO:
Oh teid narri!

FRACASSO:
Ärge mängige kangelast.

CASSANDRO:
Selles suhtes olen eepose Roland
Või hoopissee tähendabma ei tahaks tema rolli.

FRACASSO:
Roland oli daamide suhtes päris juhm.
Vaata daamile otsa,
ning kui suudad, siis keeldu ta võlust;
oma õrna naeratusega,
oma silmakestega
ütleb tatule, tule,
kui sa nutad ja piinled minu pärast,
siis oskan sind lohutada’.
Ja olgu nad kas
truudusetud või tänamatud:
kui vaatab neist keegi otsa ja naeratab,
siis, tahad sa või mitte,
pead talle andestama.
(Lahkub.)

CASSANDRO:
Nojah, hästi, eks me näe,
a ma tahan teie ões sellist aukartust tekitada,
et ta arvab nagu räägiks ta Ciceroga.
(Lahkub.)

NELJAS STSEEN
Rosina, Ninetta, hiljem Polidoro.
Tuba Cassandro majas.

ROSINA:
Sõnadega, mitte südamega,
oskavad kõik armastust vanduda.
Kuid see, kes otsib truudust ning armu,
tulgu ja õppigu seda minult.
Sest on võimalik häbipunata
nautida kõiki ja armastada vaid ühte.

NINETTA:
Niisiis te mõistsite kõike?

ROSINA:
Tean, mis ma pean tegema.

NINETTA:
Pange need kaks tolvanit armuma.
Niipea, kui üks neist tuleb,
tehke temaga algust.

ROSINA:
Kes neist tuleb?

NINETTA:
Tuleb Don Polidoro,
ja tema juba õhutust ei vaja,
sest abielust hakkab rääkima ka siis,
kui ka kassil kübarat peas näeb.

ROSINA:
Tasa, ta tuleb nüüd sisse.

POLIDORO:
(annab ukse juurest Ninettale märku, kes tema juurde jookseb):
Hei!

NINETTA:
Isand.

POLIDORO:
Kas tohib?

NINETTA:
Mida?

POLIDORO:
Madaami näha.

ROSINA:
(talle vastu joostes)
Ma palun teid,
meelitusi pole vaja; te olete ju härra,
siin on suudlemiseks käsi
siin on istekoht; mul on au olla teie sõber,
minu juures käivad paljud,
et nautida sööke lõunalauas ja õhtuti,
ma hoian oma sõpru ,
käitun nendega prantsuse moodi.


POLIDORO:
(Ninettale märku andes):
Ahoi!

NINETTA:
Mis te minust tahate?

POLIDORO:
Mida peaksin vastama?

NINETTA:
Kas te ei mõista,
et ta ei salli peenutsemist, ja seda,
mis iganes teile mõttesse tuleb, on hea?

POLIDORO:
Sain arumu daam,
teil on väga kaunis kleit!

ROSINA:
Ah, tühiasi,
küla peal kandmiseks.


POLIDORO:
Ja kui ilusad
on veel need kingakesed!

ROSINA:
(On alles arulage)!

POLIDORO:
Aga preili, tunnistan,
et ise olete oma kingadest veel kaunim.

NINETTA:
(On alles eesel!)

ROSINA:
Te olete nii lahke.

POLIDORO:
Te meeldite mulle.

ROSINA:
Oh, liiga suur on au!

POLIDORO:
Kas te võtate mind
oma kaasaks?

ROSINA:
Ma pole nii suurt õnne väärt.

POLIDORO:
Oh, see pole tähtis.
Mina ei salli ka peenutsemist, piisab,
et minu vend sellest ei teaks. Mis muud,
kui abiellun teiega siin ja praegu.

ROSINA:
Kohenii ruttu?
Alles jõudsin siia maakonda
ja teie majja.

POLIDORO:
Just, nagu te ütlesite, prantsuse moodi.

ROSINA:
Isegi prantsuse moodi abielul on
teatud nõuded.
Kõigepealt armutakse, siis tulevad
vähemalt mõned külastused!
Mõned armsad kirjakesed!
Mõned kaunid kingitused!
Aga taibukas mees nagu teie
ei vaja vist sellistes toimingutes teiste õpetusi.

POLIDORO:
Õpetage mind siiski,
aga külastus on tehtud;
ja kingituse teen ma teile vaevata.
Mis teeb kõige rohkem muret, preili,
on kirjake, sest mu ema
ei õpetanud mind kunagi kirjutama.

NINETTA:
Oh, seda polegi vaja, härra,
kui soovite,
olen teie sekretär!

POLIDORO:
Ärge siis rääkige kellelegi.

NINETTA:
Ei iitsata ilmaski.

POLIDORO:
Niisiis abiellume.

ROSINA:
Aega ja arukust!

POLIDORO:
Kas tunnist ajast ei piisa?

NINETTA:
Teie vend on siin.

POLIDORO
(nähes Don Cassandrot tulemas):
Oh mind vaest!

ROSINA:
Ärge kahelge:
ta ei kahtlusta midagi,
mina lähen ära seniks, kuni te vestlete.

POLIDORO:
Kui ta leiab mind koos teiega, annab ta mulle kaikaga.

ROSINA:
Jääge mulle truuks;
mul on tuhat nippi
te venna jaoks varuks, et olla teie armsam;
kui ta tahab minuga vestelda,
peab ta mind selleks paluma.
(Lahkub.)

NINETTA:
Te olete õnneseen;
kes säärast naist ei võta, on
tobu ja pime, temasuguseid on maailmas vähe.
(Lahkub.)

VIIES STSEEN
Cassandro ja Polidoro

POLIDORO:
Oh, tema võtan ma tõepoolest ära.

CASSANDRO:
Kus on paruness?

POLIDORO:
Kuskil ta
kindlasti olemas on.

CASSANDRO:
Oh tolvan!
te teete mulle häbi;
Kas teil ealeski on olnud julgust,
see tähendab suutlikkust
temaga arukalt rääkida?

POLIDORO:
Juba rääkisin temaga.

CASSANDRO:
Ta nägi teis tuima võsu,
jah, härrat, kes meie
suguvõsa kangelaslike meeste
seast pärineb.

POLIDORO:
Ta on armunud.

CASSANDRO:
Teisse?

POLIDORO:
Minusse.

CASSANDRO:
Siis on ka tema arust lage.

POLIDORO:
Ma kinnitan teile, ta on kaunis.

CASSANDRO:
Kaunis, kuid mitte taibukas;
kaunis ja ilma aruta.

POLIDORO:
Tal on nutikust
nagu vallatul haldjal.

CASSANDRO:
Seega pole ta teie jaoks paras,
üks tobuke armastada ei tohi, hoidke eemale temast.

POLIDORO:
Päeval või öösel?

CASSANDRO:
Päeval ja ööl ja üldse:
ei mingeid armuniite temaga põimida.

POLIDORO:
Teen seda, mis teiegi teete.

CASSANDRO:
Mina teen, mis ma tahan.
Meie kahe vahel
on kuristik.

POLIDORO:
Aga me oleme lõpuks vennad.

CASSANDRO:
Mina olen väärikas mees, teie aga lollpea.

POLIDORO:
Olen ikkagi mees.

CASSANDRO:
Ja mis siis?

POLIDORO:
See daam meeldib mulle.
Ja mul on naist ka vaja.

CASSANDRO:
Et mida teha, tolvan?

POLIDORO:
Seda, mida kõik teevad.

CASSANDRO:
Teie ja naised?
Teie ja abielluda?
Oh milline eeslitemp!

POLIDORO:
Kuss, kuss, olen nüüd tasa.

CASSANDRO:
Ärge seda enam kunagi öelge.

POLIDORO:
Teen seda rääkimata.

CASSANDRO:
Mida sa teed?

POLIDORO:
Kõike, mida soovite.

CASSANDRO:
Ära enam iial naistest räägi.

POLIDORO:
Jah, härra.

CASSANDRO:
Ära kunagi vaata enam
armunult parunessi

POLIDORO:
Jah, härra.

CASSANDRO:
Ja kui tema teid vaatab, siis,
kuidas teile meeldib, sulgege silmad,
laske jalga või solvake teda.

POLIDORO:
Põgenen hirmust voodisse.
Mis selles naises küll on, mis mulle
hirmsasti meeldib?
Kui ma teda vaatan, olen nõiutud:
kui teda puudutan, punastan;
Ja kui kuumaks ta mind ajab!
Langegu häda nende peale, kes
naisi põlastavad;
Oh, armu,
laske ka minul
paitada, hellitada üht
õrnakest, õnnistatud naist.
(Lahkub.)

KUUES STSEEN
Cassandro ja Rosina.

CASSANDRO:
Olen suursugune mees,
sest ma ei karda naisi!
Sealt, näe, tuleb paruness,
pean kasutama kogu sõnaosavust,
et ta näeks minu tseremoniaalsest tseremooniast,
et tema esprii sütitab mu vaimu.

ROSINA
(ehmunult tagasi tõmbudes):
Kes seal on? Vendappi.

CASSANDRO:
Mida te nägite?
See tähendab, mida te kardate?
Mina olen džentelmen.

ROSINA:
Džentelmen?

CASSANDRO:
Minu hoiaku, näo,
meeldivate rõivaste järgi.
Kelleks ja milliseks mind pidasite?

ROSINA:
Röövliks.

CASSANDRO:
Teiesugune arukas neiu
näitab nõrka kohta
oma nutikuses.

ROSINA:
Mina ja arukas
Jah, härra, ja kuidas veel!

CASSANDRO:
See ei paista välja,
aga ma tahan seda uurida.
(Laseb tuua toolid.)
Istume siia, paruness,
et seda veidi arutada.

ROSINA:
Köögis oleks parem, tulekolde ees.

CASSANDRO:
(On alles kange!)
Kas räägime prantsuse,
saksa, türgi või itaalia keeles?

ROSINA:
Nagu teile rohkem meeldib.

CASSANDRO:
Värssides või proosas?

ROSINA:
Jessake, ei üht ega teist.

CASSANDRO:
Igaüks, kes räägib,
pajatab maailma asjadest ikka
proosas või värssides.

ROSINA:
Mina seda tõesti ei teadnud.

CASSANDRO:
Aga mida te siis teate?

ROSINA:
Et kolm ja kolm on kokku kuus.

CASSANDRO:
Oh ilma imet! Te olete
aritmeetikas kõrgelt haritud.
Ja olete alles nõnda noor;
kui vana te õige olete?

ROSINA:
Kui vana?

CASSANDRO:
Jah, mu daam.

ROSINA:
Laske ma mõtlen.

CASSANDRO:
Niisiis?

ROSINA:
Aastaid on nüüdseks
täpselt tuhat seitsesada
seitsekümmend kaheksa.

CASSANDRO:
Oh imet!

ROSINA:
Kes see härra on?

CASSANDRO:
Kas te ei tea, et ta on ime, fenomen,
keda kõik tunnevad?

ROSINA:
Mul pole olnud au teda eales kohata.

CASSANDRO:
(On alles süütu tütarlaps!
Karta pole midagi.)
Kas te ei tea siis midagi?

ROSINA:
Oh, tean kõige kohta veidikene.

CASSANDRO:
Sõnaosav;
ma tahtsin öelda, aga näiteks?

ROSINA:
Jah, härra.

CASSANDRO:
Mida te oskate?

ROSINA:
Armuda, armastada.

CASSANDRO:
Kas olete seda kunagi teinud?

ROSINA:
Jah, härra.

CASSANDRO:
Ja teete seda ka
tänapäeval?

ROSINA:
Jah, härra.

CASSANDRO:
Ja tahate teha ka hiljem?

ROSINA:
Jah, härra.

CASSANDRO:
Aga kellega?

ROSINA:
Teiega, muidugi.

CASSANDRO:
Minuga? (Nihkun pisut lähemale,
kasutan juhust.)

ROSINA:
(Vaene lihtsameelne!)

CASSANDRO:
(Näokene nagu pildil,
kena süütu neiuke.
Las meil tegutseda.) Hei! Preili.

ROSINA:
Mis te soovite?

CASSANDRO:
Tulge lähemale.

ROSINA
(tulles veidi lähemale):
Kas nii?

CASSANDRO:
(teda enda poole tõmmates)
Just nõndamoodi.

ROSINA:
Kui soovite, tulen teie rinnale.

CASSANDRO:
(Ta on kahtlemata armunud).
Aga öelge mulle saladuskatte all,
kas olite ka
minu venda armunud?

ROSINA:
Jah, härra.

CASSANDRO:
Ja kas tahaks ta teid kosida?

ROSINA:
Jah, härra.

CASSANDRO:
Seega, kui teid kosiksin,
oleks majas vendade vaheline armujagamise riid.
Kas saaksite võibolla oma südant poolitada
ja mind siis ka armastada?

ROSINA:
Ja -jah, härra.

CASSANDRO:
Oh sa heldene aeg!
Kas kogu naiste pundist
võiks keegi olla veel siiram:
ja seega temast rumalam ja veidrama jutuga.

ROSINA:
Ah!

CASSANDRO:
Mis ohe see oli?

ROSINA:
Mida rohkem teid vaatan,
seda vähem te mulle pilke heidate.

CASSANDRO:
Hoopis vastupidi,
neelan ja õgin teid silmadega.

ROSINA:
Andke mulle vähemalt oma käsi.

CASSANDRO:
Siin on mu käsi.
(Kui mõistev ta on!
Ja küll mul on palav!)

ROSINA:
Kui hea te välja näete!

CASSANDRO:
Teisedki on mullseda öelnud.

ROSINA:
Oo, ja see sõrmus!

CASSANDRO:
Maksis tuhat eküüd.

ROSINA:
Kui te mind armastate

CASSANDRO:
Oh, ma põlen.

ROSINA:
Te peaks selle mulle andma!

CASSANDRO
(kiirelt püsti tõustes):
Tulen kohe tagasi.

ROSINA:
Jätate maha armsama, kes teid armastab?

CASSANDRO:
Kuulen, et keegi kutsub mind väljast.

ROSINA:
Jätke mulle sõrmus,
ta jääks teie asemel mullseltsiks.

CASSANDRO:
Jah, hästi, teine kord,
või hoopis, kuna ma tean
sõrmus peab mulle jääma.

ROSINA:
Sest te mind ei armasta.

CASSANDRO:
Oh ealeski…ärge kahelge;
kuid

ROSINA:
Olete liialt ahne.

CASSANDRO:
Ei iial, kinnitan seda;
kuid

ROSINA:
Kui ma ei saa teilt
kasvõi seda mälestuseset, unustan teid sedamaid.

CASSSANDRO:
Sellele palvele olen täna kurt.
Tema tahab seda,
ja mina samuti,
aga kokkulepet pole võimalik nõuda.
Kui olen tema lähedal,
tähendab, silmast silma, siis kuuman
ja punastan ühe pilgu või sõna peale.
Tundub, et minus on tuli,
tunnen igas veenis verd
keemas ja mullitamas.
Kuid armastus saab kord otsa,
raha ja sõrmus ka.
Ja veri tasapisi
pakseneb ning jäätub.
Olen nagu kodutu koer,
liha ja kaika vahel:
tahaksin käppa ulatada
aga siis lähenen kaikale,
ning haukudes, ulgudes
haaran lihakamaka ja lasen jalga.
(Lahkub.)

SEITSMES PILT
Fracasso, Ninetta, Rosina.

FRACASSO:
Noh, mu õeke?

ROSINA:
Meil on edusamme
ja ma võtan endale täna ülesande
nad endasse armuma panna,
kuni nad mind kosida tahavad.

FRACASSO:
Aitaks sellest,
et ma nende õe Giacintaga abielluks.

NINETTA:
Ja et mina, teie toaneitsi,
saaksin kaasaks Simone.

ROSINA:
Kõik on väga hästi, aga mina ihkan samuti endale kaasat.

FRACASSO:
Nad on mõlemad niivõrd põrunud,
et ma ei tea, kumb oleks teie jaoks parem.

NINETTA:
Noorem on kõige arutum:
alustage temaga,
see asi läheb rutem;
mees saab kolmekordselt aruka
ja kauni kaasa
nagu paljud teised.

FRACASSO:
Ei! Ega see teine mees
pole puust ja minu õde on vägagi võimekas,
et teda panna kohustusi täitma.

ROSINA:
Abiellun sellega, kes mulle rohkem meeldib.
Aga miks mehed üldse meeldivad,
ja mida peaks tegema, et armastus meie üle ei võimutseks,
seda ei tea ükski naine.
Kuhu iganes sa lähed,
kuuled kaja sosinat lillede ja lehtede vahel
Aga kui sa hüüad või ohkad,
vastab kaja ikka sellega, mida sinult kuulis.
Kõik naised peaksid kallimatega
käituma nõnda:
Seda armastama, kes sind jumaldab,
seda petma, kes sind petab,
sellele ei ütlema,
kes ise midagi ei anna,
armastuses valitseb kasulik komme,
mis alt ei vea: tee talle seda,
mida tema tegi sulle.
(Lahkub.)

KAHEKSAS PILT
Polidoro, Ninetta, Rosina, Fracasso.

POLIDORO:
Ninetta.

NINETTA:
Mida soovite?

POLIDORO:
Öelge talle, et ta ära läheks,
pean sinuga nelja silma all rääkima.

FRACASSO:
Mis käitumine see siin on?
Minu juuresolekul
ei räägita salajuttu.

POLIDORO:
Minge ära,
sest mul on talle midagi öelda.

FRACASSO:
Lähen avaldan
lugupidamist oma õele ta toas
Aga teile peame veel kombeid õpetama.
(Lahkub.)

NINETTA:
Te ärritasite teda.

POLIDORO:
Noh, pole tähtis.

NINETTA:
Ja kui ta teid nüpeldaks?

POLIDORO:
Oh, selle nimel, kes mind jumaldab,
kannataksin ka kepihoope;
praegu on tähtis kirjake,
millest sa tead.

NINETTA:
See on mul valmis;
siin see on, pitser peal!
See on tulvil õrnust, ja on vaid vaja leida keegi,
kes selle talle edasi annaks,
sest mina pole selleks küll õige inimene.

POLIDORO:
Annan selle talle isiklikult üle.

NINETTA:
Tõesti, väga tubli!
See on täiesti uus komme;
aga alati on parem
oma asjatoimetused ise korda ajada.

NINETTA:
Kes mind armastab,
peab selle mulle välja ütlema,
sest ma ei pea nägema vaeva,
et temast aru saada,
ega ka viisakusest
nõrkema.
Andsin teile
kõik kirjakesed:
need on tühised
ja sisutud
aga õige pea
laheneb kõik
kui nähakse teineteist.
(Lahkub.)

ÜHEKSAS PILT
Polidoro, siis/hiljem Rosina, Ninetta, Fracasso,
veel hiljem Cassandro, Giacinta ja Simone.

POLIDORO:
Nüüd on kõik tehtud,
siin on kirjake, mille saab mu kallim,
kingituse panin samuti valmis,
korraldan asja nii,
et keegi minult kaasat ei võtaks,
nõnda saab meist mees ja naine.
Näe, kes tuleb.
Milline rõõm, et olen siin üksi;
kui mu vend tuleks,
peaksin tema suhtes
mõtlema välja nutikusi.

ROSINA:
Kus teie kombed on?
Minu venda ja minu tuba
tuleb alati austada.

FRACASSO:
Püha müristus!
Nõuan teilt selgitust,
või lasen teid nuhelda.

POLIDORO:
Mina, vaeseke, ei saa millestki aru.
Põhjuseks on kirjake,
mille temale tõin.

FRACASSO:
Kirjake minu õele?

NINETTA:
Olete ikka mees!

ROSINA ja FRACASSO:
Me ei võta teie kirjakesi,
me ei tea, mida teiega teha.

POLIDORO:
Aga te ise tahtsite seda.

ROSINA ja FRACASSO:
See on meile mõlemale solvang.

POLIDORO:
Oh, Ninetta, ma kardan!

NINETTA:
(teda põlvili pannes):
Heitke sedamaid põlvili
ja paluge andestust.

FRACASSO:
Nii lihtsalt ma ei andesta.

NINETTA:
Selle kirjutasin mina, lihtsalt nalja pärast.

ROSINA ja FRACASSO:
Anname talle ta nõrkuse andeks,
ja viisakuse märgina
võtame kirjakese vastu.

CASSANDRO:
Tubli, mu vend!
Tubli, mu preili!
Miks pead
sa olema põlvili?

POLIDORO:
Nüüd olen valmis!
(Fracassole):
Kallis pealik,
heitke armu, kaitske mind.

CASSANDRO:
Preili,
kas see arulage
oskab teile nüüd
kirju kirjutada?

ROSINA:
Ei ole nii, härra,
see kiri
täis armastust
on tegelikult
teile kirjutatud!

CASSANDRO:
Kas te kirjutasite selle mulle,
kallike?

NINETTA:
Tõesti tubli!

FRACASSO:
Vaene tolvan!

CASSANDRO:
Loeme seda õige:
andke see siia.
(Võtab kirja ja taandub, et lugeda.)

POLIDORO
(Rosinale):
Kuni minu vend ei vaata,
võtke väike kingitus,
mida te palusite,
et ma teiega abielluda saaks.
(Ulatab talle kukru.)

ROSINA
(võtab solvunult):
Te annate mulle raha?

NINETTA:
Mida põrgut te tegite?

ROSINA ja FRACASSO:
Armas aeg! Meiesugused
ei pea sellist asja taluma.

CASSANDRO:
Mis sa seal nurgas teed?
Narr vend,
ära mine tema ligi.

ROSINA:
Vaene Polidoro!
Andis mulle kukrutäie kulda,
et ma teda armastaks.

CASSANDRO:
On alles eesel!
Mina selliseid asju ei tee,
naiste tõttu nii kergelt
ma pead ei kaota.

ROSINA
(Cassandrole):
Kui te mind armastate,
võtke see raha
ja andke mulle sõrmus,
et venda meeleheitele ajada.

CASSANDRO:
Sõrmus?

ROSINA:
Veidikeseks ajaks.

CASSANDRO:
Sõrmus?

ROSINA:
Annan selle kohe tagasi.

CASSANDRO:
Tõesti, ma ei kahtle selles;
täidan teie soovi
tänutäheks kirja eest,
mida ülima heameelega lugesin.
(Annab talle sõrmuse.)

SIMONE:
Ruttu, preili,
keegi küsib teid
ja soovib teile
austust avaldada.
(Lahkub.)

ROSINA:
(tahtes lahkuda):
Ruttuhüvasti.

CASSANDRO:
(hoiab teda tagasi):
Minu sõrmus!

FRACASSO:
Pagan võtaks!
Ta ei söö seda ära.

NINETTA:
Ta ei põgene ära.

SIMONE:
Ruttu, preili!
Väljas on keegi,
kes soovib teiega
lõunatada.

ROSINA:
(nagu ülal, püüdes lahkuda):
Vend, lähme!

CASSANDRO:
(nagu ülal/teda tagasi hoides):
Kõigepealt minu sõrmus!

FRACASSO ja ROSINA:
Taevane arm!
Meiesuguse seisuse inimesi
tuleb usaldada.

CASSANDRO:
Ärge minge
oma kutsuja juurde,
vaid tooge ta
hoopis siia,
kutsun teid kõiki
lõunatama.

GIACINTA ja NINETTA:
Suurepärane, vahva!

FRACASSO:
Olgu siis nii.

POLIDORO ja SIMEONE:
On teil alles mõistus!

CASSANDRO:
Nii ei kao
sõrmus ära!

KÕIK KOOS:
Niisiis lõunatagem koos,
veini ja rõõmu keskel
tantsigem ja laulgem
sõpruses ja armastuses.
Elagu armastus, elagu ilu!


TEINE VAATUS

ESIMENE PILT
Ninetta ja Simone.
Lodzha Cassandro mõisas.

NINETTA:
Mu isandad lõunatavad veel,
ega nad veel lõpeta.

SIMONE:
See on korralagedus

NINETTA:
Miks, kallis Simone?

SIMONE:
Sest mina tahan ka lõunat süüa.

NINETTA:
Poole tunni pärast
sööme lõunat ka meie,
aga sinnamaani naudime hetke olla koos,
kui sulle midagi tähendab mu tunne.

SIMONE:
Armutunne on ilus ja mõnus!
Aga armastamiseks on alati aega küll.
Ilma pikema jututa
on tervislikum süüa siis, kui sul on nälg.

NINETTA:
Oled ikka ebaviisakas sell.

SIMONE:
Aga mida sa siis tahad armsamalt?

NINETTA
Tahan, et tema minuga viibides
unustaks nälja ja une ja joogi,
ilma pingutamata.

SIMONE:
Selline oli arm vanasti,
aga meile, soldatitele
mekivad näpatud palad.

NINETTA:
Misasjad?

SIMONE:
Kui tahad,
maitsta mu armu, kutsu mind lõuna- või õhtusöögile,
sest armastus käib kõhu kaudu,
ja kui kõik muu klapib,
mõistame teineteist kenasti.

NINETTA:
Siis sa mulle ei passi.

SIMONE:
Miks siis?

NINETTA:
Sest mina tahaksin
mõistvat kaasat,
kes laseks end kohelda,
nagu meeldib mulle.
Abikaasa, kallid naised, peame me leidma,
kes ei sööks ega jooks,
kes kõike saaks meilt,
ja laseks meil käskida ja valitseda.
Ja kui sellist ei leiaks,
ega ilma ka elada saaks,
siis leppida kokku temaga,
et sööks ta siis, kui tal on nälg,
et jooks ta siis, kui tal on janu,
Ja laseks meil rahus ja vaikuses
toimida nii, nagu tahame meie.
(Lahkub)

TEINE PILT
Simone ja Giacinta

SIMONE:
Noh, kui saan ta tanu alla,
nüpeldan ta isepäisuse nulliks.

GIACINTA:
Hoidku taevas, Simone!

SIMONE:
Mis on, mu emand?

GIACINTA:
Kui oled tormakas ja sõge
võid sattuda hukatuse kuristikku.

SIMONE:
Ja miks?

GIACINTA:
Sinu kapten
ja mu vanem vend, veinist köetud,
hakkasid sõnelema.

SIMONE:
See pole miskit.

GIACINTA:
Aga üks on päris elajas
ja teine, veinist sõge, ei tea,
mida sülg suhu toob ja pidama ei saa.

SIMONE:
Las nad siis klopivad üksteist.

GIACINTA:
Aga kui nad ei rahune
lähen neid üksi lahutama.

SIMONE:
Piisab ühest sõnast, et tüli lahtuks.

GIACINTA:
Aga vahepeal su isand
tahab kätte maksta

SIMONE:
Ja on seda talle siis tarvis?

GIACINTA:
Tegemist on elu või surmaga.

SIMONE:
Noh, ja siis?

GIACINTA:
Mu vend ei ole miski sõjamees.

SIMONE:
Üks argpüks ilmas rohkem või vähem.

GIACINTA:
Palu oma kaptenit,
heitku peast kättemaks,
palu minu nimel, kuna ise paluda ma ei saa .

SIMONE:
Aitaksin teda heameelega nüpeldada.
Mõnedega siin ilmas peab karmilt toimima:
ja olgu tänatud
vana soovitus,
et kõik naised siin ilmas
peavad oma asjadega
hakkama saama.
Piitsa sellele, mu emand,
kes teid ei armasta,
kes on armukade,
kes on kitsipung,
ja julgeb ette kujutada,
et kaevab teile auku.
(Lahkub).

KOLMAS PILT
Giacinta ja Polidoro

GIACINTA:
Ei soovi ma miskit abielu, kui kapten
peab minema duellile
mu vanema vennaga...
Sealt tuleb noorem:
ehk annab head nõu

POLIDORO:
Kuipalju kisa ja kära!

GIACINTA:
Mille pärast?

POLIDORO:
Sõrmuse pärast.

GIACINTA:
Keegi teist peaks
andma sõrmuse Parunessile,
et siis anda see vennale; siis poleks
enam kisa-kära
ja aus mees ei peaks kaotama kannatust.

POLIDORO:
Hoopis midagi paremat!
Midagi muud kingin.

GIACINTA:
Mida kingite talle?

POLIDORO:
Ei ütle; sest kuulutate seda
kohe kogu majas.

GIACINTA:
Oh, luban teile
et majas keegi ei saa teada.

POLIDORO:
Tahan talle kinkida ühe meesterahva
aasta hakul.

GIACINTA:
Meesterahva? Mõtlematu tegu!

POLIDORO:
Teie kui tütarlaps
ei tea sest midagi.

GIACINTA:
Kui ehk mul läheb tarvis...
Tahad naist võtta?

POLIDORO:
Parunessi.

GIACINTA:
Unenäos.

POLIDORO:
Küll te varsti näete.

GIACINTA:
Seda ei luba Don Cassandro.

POLIDORO:
Loeb see,
et seda tahan mina ja ka tema.

GIACINTA:
Ja kui ta kihutab teid minema?

POLIDORO:
Lähme ööbima kõrtsi peale.

GIACINTA:
See oleks vast ime;
aga ei te suuda midagi,
sest Paruness pole
naine teiesugusele.

POLIDORO:
Mul on ta tõotus.

GIACINTA:
Teiega abielluda?

POLIDORO:
Kindel see.

GIACINTA:
Kui see on nii, siis laseksite
ehk kosida mind kaptenil,
sest tal on ausad mõtted.

POLIDORO:
Lasen kosja minna ka Simonel.

GIACINTA:
Ja kui vend ei anna luba,
võtab igaüks oma osa,
sest oleme kõik võrdsed omanikud.

POLIDORO:
Jaotame maja kaheks osaks.

GIACINTA:
Ja läheme Ungarisse elama.

POLIDORO:
Aga enne saate jagu ühest meesterahvast.

GIACINTA:
Aga miks oodata nii kaua?

POLIDORO:
Noh, sest et tahan, et
näeks me vend, kes mind alati tümitab,
et hoopis mina olen heast tõust.

GIACINTA:
Mõistan sind, aga
sõnad peavad
vastama tegudele.
Ehkki tobusid tunneme kohe.
Kui saan ma tanu alla,
siis sean ma korra majja
ja oma kaasa
kinni seon enda külge,
et ta oleks minuga kõikjal.
Et ta oleks mu ligi.
Et ta teeks mulle pai,
isegi nii, et õpiks ta ketrama:
Et ta näitaks näpuga teistele,
et olen ta kaasa,
et teda minult ei näpataks,
lasen seda ma tal kinnitada.
(Lahkub)

NELJAS PILT
Polidoro ja Ninetta

POLIDORO:
Kui kord ka mina võtan naise
siis tahan olla temaga ööl ja päeval
ja ei taha kedagi teist.
Ja et keegi teda minult ei varastaks,
panen ma ta kirstu tabaluku taha.

NINETTA:
Mu isand, Paruness
otsib teid juba ammu hoolega.

POLIDORO:
Tahab mind vast kohe ära võtta.

NINETTA:
Hoopis jätta hüvasti,
enne kui lahkub päriselt.

POLIDORO:
Ja kuhu tahab ta siis minna?

NINETTA:
Elama teise paika.

POLIDORO:
Mispärast?

NINETTA:
Teie vend ei salli,
et ta teiega räägib.

POLIDORO:
Rohkem tegusid ja vähem sõnu.

NINETTA:
Näiteks mida?

POLIDORO:
Tule minuga,
ja otsime ta üles, aga sina õpeta mind,
sest olen algaja
ja abielu asja pole enne korraldand.
(Lahkuvad)

VIIES PILT
Rosina, pärast Polidoro ja Ninetta
On öö, saalis põlevad tuled. Kõik istuvad.

ROSINA:
Amorid, kes te siin varjate
ja haavate oma nooltega.
Palun teid, jätke mind kõrvale:
teie nooled ärgu sihtigu mind!

POLIDORO:
Mu daam, kõik on korras:
visiit, armukiri,
lõõmav tunne ja ka kingitus.
Nüüd võime teineteist kosida:
Aga õpetage mind, kuidas seda teha.

ROSINA:
Minu kaasaks saada tahtes
peab olema veel midagi muud.

POLIDORO:
Misasja peab olema?

ROSINA:
Ma tahan seda tunda.

POLIDORO:
Mismoodi siis?

ROSINA:
Kõike kaunist prantsuse moodi.

POLIDORO:
See asi on mulle uus;
pange mind siis proovile.

ROSINA:
Hästi, teeme algust
laulge mulle aariat,
kas prantslast või toskaanalast.

POLIDORO:
Aariat? Õhku? Kas tulist või jääkülma?

ROSINA:
Tantsige menuetti.

POLIDORO:
Oh, see küll ei tee mulle rõõmu.

ROSINA:
Te ei oska siis midagi?

NINETTA:
Ja tahate olla kavaler?

ROSINA:
Vaatame siis, kas tunnete etiketti?

POLIDORO:
(valmistub lahkuma)
See proov ajab mind närvi.

ROSINA:
Siit ei minda
ilma minu loata.

POLIDORO:
(istub tagasi)
Ma siis istun jälle
ja paigast ei liigu.

NINETTA:
Kavaler ei istu
kui daam on püsti.

POLIDORO:
Ma tõusen püsti
ja tahan paar sõna sekka öelda.

ROSINA:
Sõitke seenele,
sest olete üks mats.

NINETTA:
Kähku, käituge teistmoodi.

POLIDORO:
Mispärast?

NINETTA:
Peab minema ära, kui kästakse.

ROSINA:
Oh kui palju mehi tuleb siia
mind kummardama:
ja teie, härra abikaasa, osutage teene...

POLIDORO:
Lähen löön neil ukse nina all kinni.

ROSINA:
Seda tahan ma veel näha.

POLIDORO:
Mis ma pean siis tegema, mu proua?

NINETTA:
(paneb ta kätte küünlajala)
Siin on teile küünlajalg
ja seate sammud nende suunas,
kes tulevad Rosina juurde.
(Lahkub)

POLIDORO:
Lähen nende suunas;
Pergel! Esimene on
just minu vanem vend.

ROSINA:
(Mina muudan mängu väheke, aga teie olge nutikad.)

KUUES PILT
Cassandro ja endised tegelased

CASSANDRO:
(Kõndides ja nagu
poolpurjus seades sõnu):
Purjus ei ole ma mitte:
ainult veidikene rõõmus,
aga sõrmus on minu oma
ja seda võin ma nõuda.
Sest lõppude lõpuks, in vino veritas,
mis on minu, see on minu.

ROSINA:
(Ikka räägib ta sõrmusest,
aga ma mängin talle vembu.)

CASSANDRO:
Nonii, mu proua?
Mida teeb küünlajalaga
see jõumees seal?

POLIDORO:
Annan valgust abiellu.

CASSANDRO
Ma ütlesin teile,
et mu daami juurde keelan tulla.

ROSINA:
Ta tuli siia
ainult selleks, et rääkida teiega.

CASSANDRO:
Totu, mida sa tahad?

POLIDORO:
Öelda tema käsul
et olen

CASSANDRO:
Elajas.

POLIDORO:
Ei...olen...

CASSANDRO:
Naljamees.
Minu enda nõrgast hõimust.

POLIDORO:
Te kiusate mind nõnda,
et ma rohkem ei kannata, ja te peate
mulle andma mu osa,
sest lähen ära Ungarisse temaga.

CASSANDRO:
Mulle julged seda öelda? Bakkose pärast,
näen, et oled purjus...
Kao, mine siit kähku, siis andestan sulle;
aga kui veel räägid, nüpeldan sind kaikaga.

POLIDORO:
Mu kaasa, mu Paruness,
kaitske siis mind.

CASSANDRO:
Kaasa?

ROSINA:
Jah, see on nii.

CASSANDRO:
Aga kas see ei ole mina?

ROSINA:
Olete ka teie.

CASSANDRO:
Mitu meest
te siis õige tahate?

ROSINA:
Neid tahan õige mitu, niipalju kui neid leian.

CASSANDRO:
Vau, olete küll kerglane!

ROSINA:
(hakkab nutma nurgas):
Mina, ja kerglane!...vaadake...
te panete... mu nutma.
Ja kellelegi maksate selle eest kätte,
et panen selle sõrme.

POLIDORO:
Selle eest maksab teie kaasa.
(Rosinale)
Kallis kaasa, kaunis kaasa,
taeva pärast ärge nutke:
(Cassandrole)
Ja kui olete juua täis
väetike, minge voodi
ja ärge tehke talle liiga.
(Cassandra tuleb järsku ta ligi.)
Kuss, kuss, tegin nalja;
olge seal, sest olen te ori.
Minuga seoses on teilkõik lubatud:
andke multappa, lööge mind maha,
aga mu kaasat, ei, härra,
ei tohi te küll puutuda mitte.
(Lahkub)

SEITSMES PILT
Cassandro ja Rosina

CASSANDRO:
(Tegin talle tuule alla,
kui nüüd minust lahkub mu vend;
aga kui ma peale sõrmuse
kaotan ka kaasa.
Ah, see ei loe!
Kõike saab veel parandada mu nupuga:
alustame algusest)
(Minnes Rosina suunas)
Minu austatud daam...

ROSINA:
(pöördub ümber):
Kes seal on, kes mind hüüab?

CASSANDRO:
Mina siinpool

ROSINA:
Vuih! Hoidke eemale,
sest haisete veinist.

CASSANDRO:
Jõin natukene,
ainult seitse või kaheksa ...
Ja tahan öelda, et purjus ei oska ma olla.

ROSINA:
Jääge sinna, või kukute mu kaela.

CASSANDRO:
(võtab tooli)
Istume, nii on parem.

ROSINA:
Hästi, aga päris eemal.

CASSANDRO:
(paneb tooli keskele):
Kuidas? Kas nii?

ROSINA:
Nii kaugel, kui lai on tuba.

CASSANDRO:
(istub lava nurgas)
Siit ma teid üldse ei kuule;
ja ise pean karjuma hirmus kõvasti.

ROSINA:
Lähemal olles ei saa ma hingata.

CASSANDRO:
Nõnda siis, mis me teeme?

ROSINA:
Tehke nii:
tulge pisut lähemale,
suud lahti tegemata,
ja kui tahate öelda mulle midagi,
siis ainult märku andes,
küll ma aru saan.

CASSANDRO:
(liigub lähemale koos tooliga)
Kohe, kohe.
Aga pange tähele,
et pantomiimis olen ma nõrguke.

ROSINA:
Ilma sõnadeta mõistan kõike, isegi tibusid.

CASSANDRO:
(pantomiimiga küsib, kas Rosina teda armastab)

ROSINA:
(lustitan õige oma meelt)
(...ja siis vastab märkidega kapriisselt,
et need ei tähenda talle midagi)

CASSANDRO:
(Mida paganat ta ütles?
Mõhkugi ei saa ma aru)
(...ja siis küsib talt märkide abil,
kas tahab ta naiseks tulla)

ROSINA:
Naiseks jah, aga emandaks,
(...ja siis imelikus märgikeeles,
kapriisitsedes...)

CASSANDRO:
(Mitte midagi ei mõika,
mind uinutab see vestlus)
(...näidates märkidega Rosina meeleheaks, et
hakkab magama jääma...)

ROSINA:
(Jääbki magama,
ja mina saan talle panna sõrmuse sõrme,
ilma, et ta kuuleks ja näeks,
ja saan teda pärast lollitada)
(...Tasakesi läheneb talle,
ja paneb sõrmuse sõrme.)
Hei...
(raputab teda)
Magate mu härra?
On see teie armupant?

CASSANDRO:
Oh, nägin just sõrmusest und.

ROSINA:
Mis sõrmusest?

CASSANDRO:
Sellest, mille andsin teile.

ROSINA:
Mulle?

CASSANDRO:
Mõneks momendiks.

ROSINA:
Millal?

CASSANDRO:
Täna hommikul.

ROSINA:
Kus siis?

CASSANDRO:
Küll on süütuke!

ROSINA:
Millise sõrmuse?

CASSANDRO:
Väga peene
ameerika briljandiga.

ROSINA:
Noh, ikka veel vindine veinist.

CASSANDRO:
Aga in vino veritas.

ROSINA:
Tukkuge veel veidi,
teil on seda tarvis
ja oma sõrmuse leiate kätte unes.

CASSANDRO:
Ma ei otsi teda, pole tähtiski,
tean, et see on teie käes;
ja kui tulete mu naiseks, kingin selle teile.

ROSINA:
Olen nii kerglane.

CASSANDRO:
Noh, ütlesin seda niisama!

ROSINA:
Olen varas,
kes näppas teilt sõrmuse.

CASSANDRO:
Ärme räägime sellest.

ROSINA:
Ja millest siis räägime?

CASSANDRO:
Öelge mulle vaid seda,
kas hoolite minust,
kel on vaim ja talent ja raha
või minu vennast?

ROSINA:
Sarnased olete mõlemad.
Olen kuulnud kõigilt naistelt,
ilusailt ja inetuilt,
et armunud mehe seatud südant
mingi hinna eest küll
ei tohi maha rahustada.
Kui neid on ümber viis või kuus,
las nad olla kavalerid,
kui lahkub üks, tuleb teine,
kui jahtub üks, hakkab lõõmama teine;
kui toores on üks, saab küpseks teine,
ja kõigi hulgast suurim tobu
lõppude lõpuks kukub lõksu.
(Lahkub.)


KAHEKSAS PILT
Cassandro ja Fracasso

CASSANDRO:
Päriselt sõge on Paruness,
ja pole siis panna imeks, et hoolib ta
minu sõgedast vennast.
Las nad siis sobida,
aga ma ei taha, et nad koos läheksid ära,
ja enne, kui see tolvan saabub,
tahan sobingu teha kapteniga.

FRACASSO:
Just teid ma otsima tulin.

CASSANDRO:
Ja tulite parajal ajal.

FRACASSO:
Mispärast?

CASSANDRO:
Kuulake nüüd mind.
Mina tahaksin väga
kinkida selle sõrmuse
pigem teie õele.

FRACASSO:
Jälle uus solvang!
Saatana sigitis siuke,
minge ja magage välja,
kui olete palju joonud!

CASSANDRO:
Aga sõrmuse ta ju sai.

FRACASSO:
Mis sõrmuse, va joodik?
Kuidas sai ta selle võtta,
kui sõrmus on teil sõrmes?

CASSANDRO:
(vaadates sõrme, näeb sõrmust):
Sõrmes? Mis pagan!
Kuidas, noh, hästi: et tuli tagasi
sellele, kellelt võeti?

FRACASSO:
Et minu õde võttis?
Ja seda tahad mull’ öelda?
Kus on mu mõõk?
Sest siin soovin ma hüvitust teotusele!

CASSANDRO:
Nii väikese asja pärast duell! Tobedus!

FRACASSO:
Mina ja tobu? Mina ja tobu!
Vägevad vaimud,
ei piisa mul mõõgast, ja olgu
mu kättemaks süngemaist süngem:
püstol lahendab kõik, ja kui
üks meist sureb, on mul kama kaks!

CASSANDRO:
Surra mõõgast või püstolist! Ajab naerma.

FRACASSO:
(astub ette uhkelt)
Värisege hirmust.

CASSANDRO:
Kuss, kuss, tasa.
Mitte nii vihaselt.

FRACASSO:
Suu kinni, ja valige lõppeks
kas mõõk või püstol.

CASSANDRO:
(Kohe kohe põrutab kahurist.)

FRACASSO:
Lõpetame selle või ma löön teid maha!

CASSANDRO:
Surra nii ajaviiteks! Hull.

FRACASSO:
Te olete argpüks.

CASSANDRO:
Mina või? Mul on lõvi julgus,
või ka tiigri ja elevandi oma...
Ja teie, astuge ettepoole,
vaatame siis, kes keda.

FRACASSO:
Tulengi, ja ma ei tee nalja:
(paneb käe mõõgale)
Kaitske end kohe!

CASSANDRO:
Mitte kõike korraga.
(Asuvad lava vastaspooltele)
Sealt ärge liikuge,
sest mina ka siit ei liigu,
alustame!

FRACASSO:
Relvad kätte.

CASSANDRO:
Ei! Teeme nüüd
sõpradena
paar sõõmu tubakat.

FRACASSO:
Argpüksi püks! Bakkose päralt
ühe hoobiga teen teile ära.

CASSANDRO:
Oodake siis, et oleksin valmis.

CASSANDRO:
Pagana pihta, mis ma kuulen,
et peate mind argpüksiks?
Mõõk välja!

CASSANDRO ja FRACASSO:
Siin ma nüüd olen.

CASSANDRO:
(Värisen, tõesti, hirmust ma,
ta torkab mind mõõgaga.)

FRACASSO:
Mida passite?

CASSANDRO:
Oodake veel;
Kas teil on naine?

FRACASSO:
Ei, mu härra.

CASSANDRO:
Ja lapsi?

FRACASSO:
Ei!

CASSANDRO:
Vendasid?

FRACASSO:
Ei!

CASSANDRO:
Ja sugulasi?

FRACASSO:
Päris palju.

CASSANDRO:
Mu isand, kui see on nõnda,
siis võtke maha hoog,
sest teiega ei saa ma võidelda.

FRACASSO:
Ja miks?

CASSANDRO:
Süümepiinu kannataksin,
kui ühe suure pere
paneksin ma nutma oma teoga.

FRACASSO:
Vilets vabandus.
Noh, kaitske end!
See hoop südamesse ja see pähe.

CASSANDRO:
(Hirmus raev, nagu torm ja maru)
Tasem, pidage, oodake,
see võitlus on ebavõrdne,
näete, päike mind pimestab;
ta on mul näkku, ja tuul ka.

FRACASSO:
Vahetame kohad. Mina sinna, teie siia.

CASSANDRO:
Aga teie mõõk on pikem,
vaadake seda!

FRACASSO:
Võtke see minult.

CASSANDRO:
udne lugu, päris hirmus!
Ei saa kuidagi sest pääsu.)

FRACASSO:
Mis nüüd?

CASSANDRO:
(vaadates lavale)
Ärge tulistage!
Vaat kus pauk!

FRACASSO:
Kus? Kuidas?

CASSANDRO:
Seal, vaadake!
(Tule nüüd, kui saad.)

ÜHEKSAS PILT
Rosina ja eelmised tegelased

ROSINA:
Kuhu tõttate, mu härra?

CASSANDRO:
Tahan minna mujale,
et jahutada sõjakust,
ja tänagu teid mu vastane,
et teie tulek ta päästis,
sest muidu oleks ta surnud ja isegi maetud.
(Lahkub)

KÜMNES PILT
Rosina ja Fracasso.

ROSINA:
Olemegi varsti eesmärgil.

FRACASSO:
See lobamokk kardab mind
nii, et abiellun nimme
ta õe Giacintaga,
las ta siis hiljem saab teada.

ROSINA:
Ka tema kosib mind, pole takistust.
Aga vajalik on teha
armukadedaks ta vend Don Polidoro.

FRACASSO:
Hästi! Külvata nende vahele
sõgeda mõistmatuse ja armukadeduse vihma teie pärast,
see mulle meeldib.

ROSINA:
Ei, mitte nii: mulle ta meeldib ja
tunnen ta vastu õrnust.
(Lahkub)

FRACASSO:
Teise võib kosida viisakuse pärast.



ÜHETEISTKÜMNES PILT
Ninetta, Simone ja endised

FRACASSO:
Tule kohe siia, Simone.

SIMONE:
Mida soovib mu härra?

FRACASSO:
Üht soldati julgustükki.
Oled sa nii vapper,
et varastada öisel ajal
ja viia mujale
minu armastatu?

SIMONE:
Viin ta kasvõi kõrbesse, kui soovite.

NINETTA:
Vaiksemalt, härrad,
ka mina tulen kaasa: sest üksi ei taha ma jääda.

SIMONE:
Tule siis, nii läheb meil ladusamalt.

NINETTA:
Sobin küll selleks;
aga, oh ei, tegelikult minu emand,
kartes oma hirmsaid vendi,
ei taha eales põgeneda.

FRACASSO:
Ütle talle minu nimel,
et ta põgeneks sinuga koos,
et ta tuleks sinuga, kuhu
Simone teid juhib,
ja et mind ta usaldaks.

NINETTA:
Oh, võin vedada kihla,
et me ei saa hakkama.

FRACASSO:
Kas sallib ta mind või mitte?

NINETTA:
Jumaldab teid, ma vannun.

FRACASSO:
Kui see on nõnda, olen tas kindel.
Teie puhul on see kauniduse tõend,
kui peab teid paluma;
viisakas on keelduda,
kui keeldudes kingid ande.
Ja kui üks tüdruk kedagi armastab,
siis armu pärast on valmis imet tegema,
mida varem pole eales tahtnud teha.
Isepäised tüdrukud
nii teevadki end kalliks.
Kui lasevad end paluda ja teevad end kättesaamatuks.
See tõstab nende hinda.
(Lahkub.)

KAHETEISTKÜMNES PILT
Ninetta ja Simone

NINETTA:
Kuidas siis läheb, Simone,
meie ühine asi?

SIMONE:
Ma pean veel mõtlema;
ja sina anna teada emandale,
et oleks ta valmis su vihjel.

NINETTA:
Mine sina ja ütle talle,
et ta tuleks aeda sinuga.
Siis lepime kokku kõiges,
sest majas on praegu
nii palju rahvast kõikjal.

SIMONE:
Tulebki keegi, tõmban uttu.
(Lahkub)

KOLMETEISTKÜMNES PILT
Cassandro, Polidoro, Ninetta, Rosina,
Fracasso, Simone selles järjestuses,
mis nimetatud.

CASSANDRO:
(Jookseb, kepp käes,
põgeneva Polidoro järel):
Ma ütlesin, narr,
et su turjal,
ma keppi nüpeldan,
kui räägid temaga.

POLIDORO:
Appi, aidake!

NINETTA:
Päris koer! Elukas!

POLIDORO ja NINETTA:
Kas siis naine ja mees on süüdi,
kui räägivad omavahel?

CASSANDRO:
Sinu naine või, lollpea?

POLIDORO:
Jah, teda ma armastan.

CASSANDRO:
(teda ähvardades)
Nonoh, ära uhkelda.

NINETTA:
(hoides teda tagasi)
Jätke ta rahule.

POLIDORO:
Sa tümitad mind ja peksad
aga mina tahan oma osa kätte.

CASSANDRO:
Hullude osaks jääb
panna nad punti kokku.

POLIDORO:
Anna minu osa kätte.

CASSANDRO:
On minu oma esimene.

POLIDORO:
Õiglust, ainult õiglust.

NINETTA:
Sest see on ju vargus.

ROSINA:
Mis kära, mis bordell!

POLIDORO:
Mind nüpeldab mu vend.

CASSANDRO:
See siin tahab tappa saada.

ROSINA:
Mu kaasa! Mu mehevend!
Tardun hirmust ja värisen, hing kinni
istun, sest olen otsa lõppemas:
armu ja halastust.
(Istub minestavana hirmust).

CASSANDRO:
Niisiis hoolite sellest elukast?

NINETTA:
Värsket vett, mu isand.

POLIDORO:
Parem oleks piparmünditee.

CASSANDRO:
Pole tarvis lõhnavett,
olen siin mees parimais aastais,
küll ta toibub ja minult abi saab.

POLIDORO ja NINETTA:
Suurejooneliselt, tasemel.

ROSINA:
(minestusest ärgates)
Mu kallis kaasa, kes mind hüüab?

CASSANDRO:
Mina olen see, mu kallis.

POLIDORO:
Ei, see olen mina.

ROSINA:
(olles neid vaadanud hämmastunult, tahab rääkida):
Head ööd kõigile, hüvasti.

POLIDORO:
Oh, pidage, hoidke mind tagasi,
sest ma ei tea, mida teen.

ROSINA:
(valmistub lahkuma)
Nüpeldage ja klobige üksteist
tulen tagasi ja teen teid terveks.

FRACASSO:
Pidage, proua
Kuhu siit lähete?
Kelle juurde
siit lahkute?

ROSINA:
Päästan end hulludest,
kui põgenen siit
Enne kui endid tapavad
nagu armunud rivaalid.

FRACASSO:
Ei mingit armu
neile ahnepäitsudele!
Nende õde
nende rahadega
siit põgenes!

POLIDORO ja CASSANDRO:
Meie õde!
Minu rahadega!

NINETTA:
Nüüd tegutsen mina
ja tema järel
ka mina lahkun
(Lahkub)

POLIDORO:
Sõge vend teeb
nüüd veel nalja.

CASSANDRO:
Nõdrameelne vend,
võta siis naine

POLIDORO ja CASSANDRO:
Ilma rahata,
ilma õeta,
ilma kaasata,
mida ma teen?

FRACASSO:
Andke ta naiseks,
sellele, kes ta leiab,
Ja mina, et maailm põruks!
Leian ta üles.

POLIDORO ja CASSANDRO:
Hästi, heameelega,
kiiresti tõtake
Ja kaasavaraks saate selle,
mille ta varastas.

SIMONE
(siseneb):
Mu isandad, milline üllatus!
On jalga lasknud ka Ninetta;
Ja on kaasa võtnud selle,
mida teilt võis võtta!

POLIDORO ja CASSANDRO:
Niipalju muret üheaegselt!
Meie armetud ja meeleheitel!
Teie kaks soldatist meest
peate aitama meid.

ROSINA:
Laske kosida teenijanna
sellel, kes ta leiab,
ja ma teatan teile aegsasti,
et Simone ta leiab.

CASSANDRO:
Küll aga himustavad meest
kõik naisolevused!

POLIDORO:
Ka mina olen neist üle,
ja mu naine on see just siin.

FRACASSO ja CASSANDRO:
Kõik koos käib liiga kähku:
aidata tuleb kõigepealt tähtsamat,
pärast saab otsus tehtud.

ROSINA:
Oma südames tõde juba tean,
aga seda mul keegi ei näe.

FRACASSO ja CASSANDRO:
See, mis juhtub ootamatult,
lisab võlu elule.

KÕIK:
Saabugu kiiresti,
tulgu see päev,
et kõik me koos
rõõmu jagame.
Sel rõõmsal päeval
mõlemat kaasat
liiliate ja roosidega
kaunistavad
Amor ja Veenus.


KOLMAS VAATUS

ESIMENE STSEEN
Simone ja Ninetta. Külavahetee.

SIMONE:
Oh tule, tule, mu Ninetta,
ma tahan ruttu naist võtta.
Nad on seda vandunud ja tõotanud,
olen soldat ja aega pole
enam väriseda.

NINETTA:
Mina ei tunne mingit hirmu;
aga tahaksin ikkagi teada,
mida nad lõpuks teile lubasid.

SIMONE:
Et te mõlemad saate kaasadeks neile,
kes teid leiavad
ja nende koju tagasi toovad.


NINETTA:
Kui see on nii, siis lähme.
Kuna ma ei ole miski kahe tolvani ori
ja võin teha kõike oma tahtmist mööda.
Aga kui keegi neist
minu peale karjub
või mind puudutab,
siis ma ütlen…ütlen, seda, mis iganes pähe tuleb.
Olen armunud,
tahan abikaasat,
kasvõi esimest
meesterahvast,
kes möödub.
Häda sellele, kes mind pahandab
või halvasti kohtleb:
Hüppan talle näkku nagu kass
ja oma küüsi kasutan
nii raevukalt, et sellest
talle märgid jäävad.
(Ninetta ja Simone lahkuvad.)

TEINE PILT
Giacinta ja Fracasso.

GIACINTA:
Oh, mis tüli, mis nuhtlus mind ootab,
kui mu vend mind näeb,
ta lihtsalt maha mu lööb
ja armu ei heida.
Värisen hirmust,
ma ei suuda end valitseda,
ei saa hingata, mu veri on tardunud ja hing
on hääbumas.

FRACASSO:
Mis murelikkus ja mis hirm!
Nüüd pole aega
end peita või põgeneda.
Oma kaasaga pöördute koju.

GIACINTA:
Mu jalad värisevad.

FRACASSO:
Nooh, ärge kartke!

GIACINTA:
Mul pole teie vaprust.

FRACASSO:
Teid kaitseb minu armastus.

GIACINTA:
Aga kui mu vanem vend
naist ei võta,
ei luba ta eal, et mina teie kaasaks saan.

FRACASSO:
Miks ta ei peaks lubama?
Kui ise mulle lubaduse andis
ja kuna ta ise abiellub minu õe, parunessiga.

GIACINTA:
Oh, nii lihtsalt
ma ei usu seda,
sest ka Don Polidoro
peab abielluma oma loodetud kaasaga,
ja nende tüli sekka
tõmmatakse mind,
olen selles kindel.

FRACASSO:
Kui tüütu!
Olgugi arulagedad matsid nad,
kaks rivaalitsevat venda,
aga minu õde saladust teab,
kuidas neid lepitada.

GIACINTA:
Ja mis see on?

FRACASSO:
Minge
ja küsige temalt, sest mina ei tunne naiste nõkse,
tean vaid, et iga nutikas naine paneb mehed
endasse armuma pigem armukunsti
kui ilu kaudu
ja suudab tekitada
kohustusi meestes, kellele ütleb ei.
Armusõdades
ei loe alati väärtused:
väike armukadeduse piin,
väike süütu pettus
võivad rutem viia sihini.
Mees, kes oma kauni vaenlase
ründamata ära väsitab
ja kurnab,
suudab võitlusväljal ta
varmalt vangistada.
(Lahkuvad.)

KOLMAS PILT
Cassandro ja Rosina.

CASSANDRO:
Niisiis, paruness?

ROSINA:
Olen teie alandlik teener.

CASSANDRO:
Ja lubadus?

ROSINA:
Mis lubadus, härra?

CASSANDRO:
Kas te ei mäleta?

ROSINA:
Oh, mul on halb mälu!

CASSANDRO:
Näen, et jah!
Aga minu õde ja Ninetta
koos temaga olid nii jultunud,
jooksid siit minema

ROSINA:
Jooksid minema? Head reisi!

CASSANDRO:
Kas nad ei lubanud teile,
et tulevad tagasi?

ROSINA:
Oh, kui nad tulevad tagasi, on nad juba abielus!

CASSANDRO:
Abielus?

ROSINA:
Jah, härra.

CASSANDRO:
Kellega?

ROSINA:
Sellega, kes nad leiab.

CASSANDRO:
Need saavad siis olema teie vend
ja Simone, kui ma ei eksi.

ROSINA:
Küsige seda neilt, nad ise teavad.

CASSANDRO:
Te olete üks väike narr.

ROSINA:
Aga see-eest olen ilus.

CASSANDRO:
Kui te seda poleks,
ei liidaks armastus teid abiellu minuga,
nagu soovin mina.

ROSINA:
Kõik sõltub ka minu tahtmisest.

CASSANDRO:
Kas te pole veel otsustanud?

ROSINA:
Jah, härra,
otsus on juba tehtud!

CASSANDRO:
Seega, kallis, kullake,
kellega te abiellute,
minu või mu vennaga?

ROSINA:
Tahan kõige ilusamat.

CASSANDRO:
See olen igal juhul mina.

ROSINA:
Ja kui näiteks tahaksin
kõige arulagedamat?

CASSANDRO:
Siis pole see mina,
loovutan selle au oma nooremale vennale.

ROSINA:
Te siis loovutate mind temale?

CASSANDRO:
Niisiis võtate tema?

ROSINA:
Ma tahaks teie mõlemaga abielluda.

CASSANDRO:
Pagana päralt, mis te räägite?

ROSINA:
Te ei saa minust aru, aga ise ma tean,
mis ma öelda tahan.

CASSANDRO:
Kas te tahaks
kaks abikaasat üheaegselt?

ROSINA:
Oh heldus, tahaksin
et kõik oleks võrdne ühes,
igaüks saaks abikaasa; naga vaadake,
keegi tuleb aeglasel sammul siiapoole.
Peitke end ja olge tasa,
sest tahaksin natuke nalja saada.
(Cassandro tõmbub eemale.)

NELJAS PILT
Polidoro ja Rosina.

POLIDORO:
Nonii, millal me siis
pulmad teeme, mu proua?

ROSINA:
Olete te kombes?

POLIDORO:
Ikka ja alati.

ROSINA:
Kas kõik vajalik
on olemas meie peatse abielu
sõlmimiseks?

POLIDORO:
Minu arust ei puudu miski,
terve päev võib olla armastamiseks,
olen mõelnud kinkidele,
et teie soove rahuldada, olen teinud kõik
ja enam ühtegi minutit ei kannata!

ROSINA:
On teil ka luba vanemalt vennalt?

POLIDORO:
Milleks?

ROSINA:
Naisevõtuks.

POLIDORO:
Kas siis seda on veel tarvis?

ROSINA:
Kindlasti.

POLIDORO:
Mispärast?

ROSINA:
Sest iga aus mees sõltub
selles asjas
vanema soovist.

POLIDORO:
Oh, kui seda on vaja, siis ta nüpeldab mind.

ROSINA:
Aga te ütlesite, et
soovite lahkuda vennast ja
saada kätte oma päranduseosa!

POLIDORO:
Jah, ütlesin talle seda, aga
mu vend luges ette
isa testamendi, ja ta tahab,
et kõik oleks nagu enne.

ROSINA:
Ja kuidas te siis
kavatsete naist kosida?

POLIDORO:
Nagu seda teevad kõik

ROSINA:
Teistel on vähemalt
rikkust naise ülalpidamiseks.
Aga mida peab sööma teie kaasa,
kui teie varaseis on null?

POLIDORO:
Ma võin pidada mõnd ametit, et kõhtu täis saada.

ROSINA:
Tõesti, tõesti tubli mees!
Nüüd siis peab
paruness peigmehe kena näolapi pärast
olema puusepa või pakikandja kaasa.

POLIDORO:
Aga...te lubasite.

ROSINA:
Aga...küsige luba
oma vennalt,
nagu komme nõuab
ja mina olen siin teie jaoks olemas.

POLIDORO:
Tõsi ka või?

ROSINA:
Kindel.

POLIDORO:
Teeme siis nõnda.

ROSINA:
Kuidas?

POLIDORO:
Rääkige mu vennaga
minu asemel teie,
ja tehke nii, et ta annaks
mulle loa ja voli
paluda teie kätt.

ROSINA:
Et kõike seda teeksin mina?
See on asjata!
Sest hoopis teie vend soovib
mind endale kosida.

POLIDORO:
Eeh, ja teid
tõmbab muidugi tema poole.

ROSINA:
Mitte tema.

POLIDORO:
Kelle poole siis?

ROSINA:
Arvake ise!
Kui ma armunud
silmi välgutan,
kui naeran või kui ohkan,
mida teie süda siis ütleb?

POLIDORO:
Minu süda hüppab rinnus
ja Veenuse lapsuke ütleb mull
Looda ikka, sest see arm
sinu jaoks olemas on!”

ROSINA:
Ka lootus võib petta
ja kui amor teid reedab,
kes peaks teid siis tervendama?

POLIDORO:
Mind tervendab, kallike,
see kaunis käeke,
mille te mulle lubate anda.

ROSINA:
Kas siis süda pole piisav?

POLIDORO:
Ei! Sest see amor on kavalpea
ja võib mulle vempe mängida.

ROSINA JA POLIDORO:
Kaunid armunud hinged,
see käeke, mida suudlete
võib teid vangistada alatiseks.
(Sel ajal kui Polidoro tahab võtta Rosina kätt,
annab viimane oma käe Cassandrole,
kes on vähehaaval nihkunud Rosina suunas.)

POLIDORO:
Oma käsi mullandke
siira armu pandiks.

ROSINA:
(Cassandrole):
Jah, kallis, võtke mu käsi!

CASSANDRO:
Võtan ta vastu!

ROSINA JA CASSANDRO:
Ja armuköidik,
mille amor on pununud,
ei pääse eales valla.

POLIDORO:
Mis pettus! Mis sulitemp!
Mind valdab viha,
ei, ma enam ei suuda.
Aga, mu härra, pole õiglane,
et minult magusa suutäie võtate,
oh, on see küll alatu pettus ja kavalus!
(nuttes)
Minu kaasa, uuuuu, uu!

ROSINA:
Teie mu kaasa?

CASSANDRO:
Sina ta kaasa?

ROSINA:
Sellise aruga!

CASSANDRO:
Sellise moluga?

ROSINA JA CASSANDRO:
Tõesti, tõesti, see on alles lugu.

POLIDORO:
Olen omadega otsas ja segi!

ROSINA:
Ja soolasambaks tardunud.

CASSANDRO:
Ja lolliks eesliks tehtud.

ROSINA ja CASSANDRO:
(naerdes)
See on vast nali, tema ja abikaasa!

VIIMANE PILT
Cassandro, Polidoro, Rosina, Ninetta,
Giacinta, Fracasso, Simone

NINETTA; GIACINTA; FRACASSO; SIMONE:
(laval olles)
Pulmad, pulmad, elagu, elagu!
Ei suuremat rõõmu ega lusti
maa peal olla saa!

CASSANDRO:
(pöördudes lava poole)
Mis see siis oli?

POLIDORO:
Mis see võib olla?

CASSANDRO:
Ninetta ja Simone!

ROSINA:
Giacinta ja Fracasso!

FRACASSO, GIACINTA, SIMONE, NINETTA:
(astuvad rõõmsalt lavale)
Teeme suure lustiga
kena pulmapeo.
Elagu!

CASSANDRO:
Pidage!

FRACASSO:
Mida tahate teha?

SIMONE:
Korraldame möllu!

CASSANDRO:
Näotu ettevõte!

SIMONE:
Mis te ütlesite?

FRACASSO:
Mida te sellega mõtlete?

NINETTA:
Isand!

GIACINTA:
Mu vend!

NINETTA:
Andestust!

GIACINTA:
Armu, halastust!

ROSINA:
Olge seal tasa,
mitte nii valjusti.

CASSANDRO:
Aga seisus..., aga naised...

FRACASSO ja SIMONE:
Aga tema lubas seda talle.

CASSANDRO:
Oh ei.

ROSINA:
Nii see oli.

GIACINTA:
See oli amori süü,
olen juba kahetsenud pattu.
Ja nüüd, vend, andesta mulle!

NINETTA:
Isand, halastage!

ROSINA; FRACASSO; SIMONE:
Mis kasu enam sellest,
kui kärada praegu,
sest tegu on tehtud
ei parata saa keegi.

CASSANDRO:
Lõpetage! Rahu!
Andestan, sest lugu on vabandust väärt.

ROSINA:
Kui ma selline pole,
kellena end näitasin,
ehk andestab mulle,
ka isand Cassandro.

POLIDORO ja CASSANDRO:
Näed siis, kuidas lihtne kavalus
on hea asi ja teeb head.

POLIDORO:
Aiman kalli kogemuse põhjal,
et eesel ja tobu
pole mina siin üksi.

CASSANDRO:
Aga see on ju pettus!

ROSINA:
Süütu pettus!

FRACASSO ja SIMONE:
Pole enam pääsu,
käe andsin talle!

ROSINA:
Mida arvate? Mida ütlete?
Kas meeldib? Kas kahetsete?

KÕIK:
On asjata praegu
teha kisa-kära,
sest see kõik
on süütu lõks armumänguks
ja ilu koos nutikusega
ongi naiste voorused.


LÕPP

Carlo Goldoni ja Marco Coltellini koomiline ooper kolmes vaatuses.

TEGELASED

Rosina, ungari paruness, Fracasso õde, kes teeskleb lihtsat tüdrukut,
Sopran
Don Cassandro, rikas ülik, rumal ja ihne, cremonalane,
Bass
Don Polidoro, tema noorem vend,
rumalavõitu aadlik, Tenor
Giacinta, nende õde, Kontraalt
Ninetta, nende toatüdruk, Sopran
Fracasso, Cremonas peatuvate ungari väesalkade pealik, Rosina vend, Tenor
Simone, Fracasso seersant, Bass


Tegevustik toimub Cremona ümbruses

allikas: www.karadar.com